martedì 13 dicembre 2016

Enorme variabilità genetica da esplorare: gli esemplari selvatici del Salento leccese

comunicato stampa
ARRIVA DAL TERRITORIO SALENTINO UNA POSSIBILE RISPOSTA A XYLELLA: INTERCETTATE, IN ZONE DISTRUTTE, DIECI PIANTE SELVATICHE DI ULIVO ASINTOMATICHE E PRIVE DEL BATTERIO.
Arriva dal Salento una ulteriore speranza e linea di ricerca per la convivenza con Xylella grazie al germoplasma di olivo rappresentato dagli olivastri o meglio le tantissime nuove potenziali varietà originate da semenzali spontanei sul territorio. Destano grande interesse dieci esemplari unici di olivastri, che pur essendo cresciuti ed in alcuni casi anche entrati in produzione in zone fortemente attaccate dal batterio, al momento, non presentano sintomi di disseccamento e sono risultati negativi alle analisi per Xylella (ripetute tre volte in un arco temporale di sei mesi). I primi territori interessati dalla malattia, ove tutte le piante sono state esposte, per almeno quattro anni, ad una fortissima pressione di inoculo in presenza di abbondanti popolazioni di vettori, si confermano un laboratorio a cielo aperto ove poter condurre osservazioni e studi su ampia scala in pieno campo. Le aspettative su questi esemplari unici sono cresciute in modo considerevole osservando gli olivi coltivati delle principali varietà locali circostanti con forti disseccamenti e, una volta analizzati, risultati contenere enormi quantità di batterio. Oltre quindi all’individuazione nella varietà Leccino dei primi meccanismi di resistenza al batterio ed all’avvio delle sperimentazioni in zona infetta (sia con giovani piante inoculate o esposte ad infezioni naturali che attraverso sovrainnesti su piante secolari sintomatiche) per testare moltissime varietà italiane e mediterranee, lo studio dei semenzali locali, andando ad esplorare una biodiversità ed una variabilità genetica ancor più ampia, incrementa notevolmente la possibilità di individuare fattori/caratteri di resistenza, tolleranza o addirittura immunità. In attesa delle verifiche ed i necessari approfondimenti già avviati da parte della comunità scientifica si continua a mantenere accesa la speranza di trovare nello stesso olivo una soluzione “genetica” definitiva e non temporanea alla malattia, considerata ormai non più eradicabile in gran parte del Salento.
Ma non basta, da una prima analisi dei profili genetici dei semenzali è emerso, oltre ad una eccezionale variabilità genetica, che alcuni dei semenzali, come atteso, sono "figli" delle cultivar locali Cellina di Nardò e Ogliarola Salentina. È questa la seconda interessante importante novità che consentirebbe di preservare, in possibili nuove ed uniche varietà locali, alcune delle caratteristiche delle varietà autoctone dominanti, oggi nelle aree infette a rischio di estinzione proprio per colpa del batterio. Ci si augura quindi che alcuni "figli" delle nostre cultivar possano servire, attraverso gli innesti, a salvare il patrimonio olivicolo monumentale mantenendo in questo modo una similitudine di tipo genetico/varietale con l’attuale olivicoltura tradizionale salentina.
Questa linea di ricerca è partita da un'idea di Giovanni Melcarne, Agronomo e presidente del Consorzio Dop Terra d'Otranto, il quale perlustrando per circa sei mesi diverse zone focolaio in Provincia di Lecce ha selezionato, dopo numerose verifiche in campo e in laboratorio, i dieci olivi selvatici asintomatici e privi del batterio su un totale di circa 10.000 piante osservate, nate anch'esse da seme. Tutto questo è stato reso possibile dal costante supporto scientifico da parte del CNR (IPSP di Bari e IBBR di Perugia), UNIBA e CRSFA “BASILE CARAMIA”, che fin dall'inizio, pur mantenendo sospeso ogni giudizio definitivo in attesa delle verifiche scientifiche, hanno condiviso e sostenuto con entusiasmo l’idea. E proprio per quest'ultime che si è già provveduto a innestare le marze di questi dieci olivastri su piante infette di Ogliarola in campo, come lo è stato per le 250 cultivar nel progetto "Xylella quick tollerance test ", nonché su semenzali infetti in ambiente controllato, al fine di accelerare i tempi per la verifica e arrivare nel più breve tempo possibile a decretarne l’elevata resistenza o, si spera, l'immunità al batterio. I ricercatori affermano che, se fosse raggiunto l’obiettivo dell’elevata resistenza/immunità di questi o altri semenzali, seppur la successiva valutazione produttiva/tecnologica/qualitativa di questo germoplasma autoctono richiederà tempo, si disporrebbe comunque di caratteri preziosi per il miglioramento genetico.

Per i ricercatori, quella dei “selvatici”, rimane comunque una strada importante da percorrere e proseguire per almeno due ordini di motivi; la quasi totalità delle attuali varietà mondiali di olivo deriva proprio dalla selezione, operata dagli agricoltori per caratteri interessanti produttivi e qualitativi, di semenzali spontanei e non da incroci controllati solo recentemente avviati su olivo; numerosissimi, e quindi enorme la variabilità genetica da esplorare, sono gli esemplari selvatici in Salento, tutti geneticamente diversi e rappresentanti una importante banca di geni e caratteri locali che potrà rappresentare una chiave di volta alla drammatica fitopatia che affligge il nostro territorio.

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