sabato 26 novembre 2016

Un modello innovativo per la programmazione integrata e partecipata dello sviluppo locale


L’agricoltura nel nostro Paese ma soprattutto in Puglia in particolare nel Salento è l’attività economica che meglio rappresenta la tradizione, al punto da trasmettere, implicitamente, un senso di staticità riguardo tutto ciò che le gravita attorno.

L’attenta osservazione dell’agricoltura contemporanea offre, invece, la possibilità di prendere atto di uno spaccato piuttosto complesso di quella che è la società contemporanea, sempre più orientata alla multifunzionalità. Da qui prende vita la nuova concezione dell’agricoltura, intesa come vera e propria rivoluzione di matrice culturale, da cui nascono esperienze e prodotti altamente innovativi, riconoscibili, confezionabili e, soprattutto, adatti a rispondere alle esigenze dei nuovi mercati. Si rende necessario individuare un modello di sviluppo basato su un processo di acquisizione e condivisione dei valori del territorio, supportato dalla messa a sistema degli operatori locali della filiera agricola, agroalimentare, del benessere, turistica e culturale attraverso l’attuazione di azioni di sensibilizzazione, informazione, organizzazione e promozione finalizzate al raggiungimento di obiettivi specifici concreti e importanti per il territorio, ciascuno caratterizzato da altissimo livello di innovazione.


In estrema sintesi, queste le motivazioni da cui è scaturita l’idea di dare vita a un modello di sviluppo locale su base rurale finalizzato alla programmazione integrata e partecipata, con l’intento di proporre un assetto alternativo ed efficace, funzionale alle esigenze del mondo agricolo, attualmente in crisi. L’intervento previsto da Copagri, infatti, intende integrare strategie e metodi per la valorizzazione dei prodotti e dei territori della tipicità. Più precisamente esso nasce come proposta per la realizzazione sperimentale di un modello orientato a valorizzare il patrimonio culturale, paesaggistico e le tipicità, secondo un chiaro ambito strategico di intervento nell’ottica di un più ampio programma di valorizzazione dei territori, da perseguire attraverso una molteplicità di azioni, tra cui si inserisce la volontà di recupero e valorizzazione delle tipicità enogastronomiche e artigianali, rilette e proposte in rapporto con la riqualificazione dell’attività rurale ma, più in generale, con l’obiettivo di stimolare competitività e sviluppo socio-economico equilibrato all’interno del territorio pugliese.

È storicamente dimostrato che ogni periodo di crisi porta con sé la spinta verso l’evoluzione. In tal senso, esaminata con occhio critico e approccio multifunzionale quella che è stata la più recente storia agricola pugliese e salentina, mi sembra evidente la necessità di proporre una capillare azione di informazione e comunicazione dei prodotti di qualità, esaltandone la loro intrinseca connessione con la natura dei territori di produzione. Si tratta di un patrimonio di riconosciuta e indiscussa eccellenza, da leggere e conoscere dal punto di vista del profilo agricolo e agroalimentare, ma con occhio di riguardo per gli aspetti culturali, storici, imprenditoriali e del wellness. Inteso in tale complessa dimensione, è chiaro che l’intero comparto abbisogna di una trasformazione strutturale dell’offerta, orientata a esaltare le specificità territoriali anche al fine di determinare un paniere di prodotti non più esclusivamente agricoli, ma chiaramente connotati da plusvalore culturale ed esperienziale.

Allo stato attuale diventa opportuno attivare un collegamento diretto e strategico tra produzioni tipiche e territorio di riferimento, al fine di sostenerne uno sviluppo integrato e intimamente connesso: una strategia, questa, tesa a sviluppare azioni basate sulla valorizzazione della conoscenza dal punto di vista culturale, in stretta connessione con il territorio e le peculiarità paesaggistiche, storico-culturali, ambientali, etnoantropologiche che ne costituiscono le specificità, puntando a una sinergia tra tipicità e promozione territoriale. Le sinergie che si possono attivare sono numerose, a partire dalla necessaria messa in rete delle iniziative già in essere in questo campo: promozione e valorizzazione prodotti e territori della tipicità; creazione e gestione di reti/pacchetti; reazione di percorsi enogastronomici- culturali-esperienziali; creazione di un marchio certificato di tipicità del Salento; messa in rete dei comparti alberghiero e ristorazione con i produttori di prodotti tipici; interventi di alta formazione settore enogastronomico; incentivazione delle sinergie con il sistema fieristico congressuale; incentivazione diffusione punti vendita prodotti tipici e artigianato locale; incentivazione utilizzo prodotti a km 0; utilizzo del prodotto tipico nelle mense scolastiche e ospedaliere; attività di marketing per la commercializzazione dei prodotti tipici e artigianali; valorizzazione delle attività legate ai comparti olivicolo e vitivinicolo di eccellenza; attività di ricerca e consulenza altamente specialistica (Osservatorio della Tipicità, nuovi prodotti, biodiversità, nuove imprese).

In questa direzione, ad esempio, anche le destinazioni turistiche hanno percepito l’importanza di valorizzare il territorio nella sua globalità, associando alle motivazioni tradizionali quelle apparentemente minori; pertanto il prodotto – sia esso agricolo, turistico o di altra natura - si arricchisce e diviene complesso; tale complessità richiede un’azione di management più incisiva e permanente, per coordinare risorse e attori al fine di costruire prodotti sempre più funzionali e integrati.
Se a ciò si associa la questione “autenticità” - che diventa argomento piuttosto delicato dato che il processo che porta a una fruizione culturale dei beni territoriali presuppone la necessità di una valorizzazione della cultura dei luoghi - si coglie l’importanza del fattore identitario delle comunità.

Stupisce e amareggia il dover assistere a una diffusa mancanza di informazioni, soprattutto, di informazioni corrette: in tal senso si ritiene opportuno intervenire con serietà, impegno, consapevolezza ed efficacia.

L’intervento, così modulato, rappresenta una sperimentazione basata sull’ipotesi che gli itinerari/prodotti della tipicità possano costituire un potente strumento di valorizzazione per l’intero contesto territoriale, oltre che rappresentare un efficace strumento di inclusione sociale, in coerenza con l’impianto delle politiche dell’Unione Europea finalizzate ad incrementare l’efficienza dell’uso delle risorse e la coesione sociale. In tal senso, inoltre, anche alla luce di analisi di contesto, emerge la necessità di azioni preliminari finalizzate a: ottenere una interpretazione univoca da parte degli attori locali del valore del territorio e delle potenzialità delle risorse ivi inserite; acquisire maggiore e più dettagliati standard di qualità nella cultura dell’accoglienza; conoscere meglio le opportunità offerte dall’innovazione e delle tecniche di organizzazione territoriale.

Nell’ottica di attivare un percorso multifunzionale e interdisciplinare, tra gli obiettivi primari nella definizione del modello sperimentale rientra il coinvolgimento di una comunità di ricerca open source, già attiva e qualificata, che contempla al proprio interno diversi background culturali e professionali al fine di pensare, discutere e creare progettualità finalizzate a stimolare la diffusione di modelli sociali improntati sul bene comune e sul benessere sostenibile.

L’esigenza di fondo è sempre riconducibile alla definizione di dettagliate analisi di contesto da cui costruire un dettagliato quadro di risorse tradizionali da impiegare in maniera innovativa, attraverso le opportunità offerte dalla scoperta di un plusvalore sociale ed ambientale in grado di restituire nuovi paradigmi per una migliorata percezione collettiva della ruralità.

Innovazione, ricerca, tradizione, ruralità, società, dialogo, interconnessione, intermodalità: quasi a definire un Rural Hub modalità bottom up, ove discutere di Rural Social Innovation, innovazione sociale applicata alla ruralità. Ne scaturisce un modello economico particolare, che recupera dalla tradizione contadina valori imprescindibili e li ripropone, attualizzandoli: rispetto, solidarietà, sostenibilità, semplicità, tutela della biodiversità. Un percorso multi-livello attraverso cui si pongono le basi per la definizione di un sistema di conoscenze da indirizzare per lo sviluppo collaborativo dei territori. Il tentativo è ambizioso se si pensa che si mira a creare una serie di strumenti di open governance per proporre soluzioni e stimolare il diffondersi di una mentalità di collaborazione tra autorità locali e/o centrali, fino a giungere ad un punto di svolta in cui le pratiche collaborative diventano gli elementi chiave dello sviluppo strategico territoriale.

In particolare, sarà importante definire, volta per volta, caso per caso, un adeguato modello di sviluppo, frutto di processi di progettazione tecnica qualificata integrati con esperienze di partecipazione dal basso tra gli attori dello sviluppo rurale - interlocutori a diverso livello – al fine di individuare un insieme di strumenti utili agli innovatori sociali per conoscere meglio i modelli economici basati sulla condivisione e la coproduzione, oltre che per applicare un approccio collaborativo alle politiche di sviluppo territoriale.

La società contemporanea, inoltre, con i suoi diversi gradi di innovazione, presuppone la conoscenza e la padronanza delle potenzialità di ibridazione tra “permacultura” e fabbricazione digitale, tradizione e innovazione: il presente interconnesso “rurale” non può più riduttivamente identificarsi quale sinonimo di isolamento o, peggio, immobilismo, ma deve svilupparsi secondo modelli “smart rurality oriented”, in cui i concetti chiave sono autosufficienza, sostenibilità, biodiversità ed eco-compatibilità.

Ciò presuppone la necessità di definire i concetti di bio-valore e bio-capitale, al fine di pensare il “vivente” e l’innovazione nel campo delle scienze della vita come “beni comuni” ad accesso aperto e contribuire a definirne i codici etici, giuridici e operativi.

Nella costruzione dei diversi percorsi è stato ampiamente utilizzato il principio della logica moltiplicativa di effetti economici-sociali, in quanto si reputa fondamentale che il progetto debba rendersi veicolo di un messaggio ben definito, che si sviluppa lungo l’intero percorso attuativo.


In forza di ciò, si intende superare le difficoltà materiali e immateriali e, quindi, produrre atti e comportamenti concordati al fine di organizzare servizi e prodotti, qualitativamente elevati, per una fruizione completa e unica delle peculiarità territoriali, tutelando, valorizzando e promuovendo un’idea di AgriCultura dinamica e innovativa.

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