venerdì 29 luglio 2016

La poponeddha di Corigliano d’Otranto


E’ della categoria delle meloncelle nere ovvero dall’epidermide di color verde scuro uniforme. E’ molto ricercata per le caratteristiche organolettiche ovvero il sapore, l’odore, ma soprattutto la sensazione che, morsa, scricchiola sotto i denti insomma il fatto di essere croccante che però perde troppo rapidamente. E’ graditissima ma questo limite consente la vendita per un periodo troppo breve, prima che la stessa perda il suo essere croccante.

E poi c’è tutta la storia dell’esenzione fiscale concessa dal sovrano Aragonese nel XV secolo che fa propendere per lo sviluppo di questo prodotto da sempre molto richiesto dal mercato.
Mi chiede il produttore di Corigliano d’Otranto come fare ad ottenere il gusto della poponeddha ottenendo però una lunga durata del suo essere croccante.
Per spiegarlo posso senz’altro raccontare la storia del riso Venere.
La storia del Venere inizia in Piemonte, al Centro Ricerche Sa.Pi.Se di Vercelli, nel 1997. Sa.Pi.Se è un’azienda sementiera che vede come soci una manciata di aziende agricole piemontesi e sarde e detiene una buona fetta del mercato sementiero italiano ed europeo del riso. Le varietà prodotte da Sa.Pi.Se sono tra le più coltivate nel nostro Paese. La nascita del riso Venere la si deve a un genetista cinese assunto da Sa.Pi.Se negli anni Novanta che prova a incrociare varietà colorate orientali con varietà locali e ottiene un riso color ebano, profumato, relativamente adatto alla coltivazione in Italia.
Il Centro Ricerche Sa.Pi.Se di Vercelli, nel 1997 assume negli anni Novanta un genetista cinese che incrocia varietà colorate orientali con varietà locali e ottiene un riso color ebano, profumato, relativamente adatto alla coltivazione in Italia.
“Venere” è una varietà registrata e protetta e il marchio è registrato, venduto con un sistema che ricorda molto quello del Kamut®.
In pratica si tratta di dieci produttori, una riseria e un centinaio tra trasformatori e rivenditori.
La filiera funziona in questo permettendo la coltivazione del riso Venere solo alla decina di aziende agricole socie che hanno costituito la Sa.Pi.Se. Il raccolto ottenuto viene conferito all’unica riseria che lo lavora infine una rete di circa cento aziende  lo impacchetta e lo vende.
I produttori fanno parte di questa rete di aziende venditrici. È una vera e propria filiera alla quale si aderisce gratuitamente, ma con un contratto e con regole precise.
La società Sa.Pi.Se stabilisce chi può, di anno in anno, coltivare il Venere, stabilisce il prezzo di acquisto del riso, uguale per tutti, mentre per quanto riguarda il prezzo di vendita al dettaglio ognuno all’interno della filiera è libero di fare quel che vuole.
In effetti la società ha fatto in modo di controllare l’intera filiera e tutelare il loro lavoro. Tutto questo perchè Il riso integrale è germinabile e, a differenza dei risi lavorati, se seminato può dar origine a nuove piante. Chiunque potrebbe prendere un sacchetto di Venere, seminarlo e poi rivenderlo vanificando totalmente i nostri investimenti per produrlo e lanciarlo sul mercato.
Con la poponeddrha di Corigliano il problema non sussiste in quanto viene raccolta a non completa maturazione e i semi non sono germinabili.
Spero di aver spiegato quello che si potrebbe fare a Corigliano d’Otranto per creare una vera e propria filiera di comunità anche perché è già stato avviato l’iter per la DE.CO: (Denominazione Comunale).
Antonio Bruno

Bibliografia

Rita Accogli, Giulia Convrsa, Luigi Ricciardi, Gabriella Sonnante, Pietro Santamaria, Almanacco Biodiverso - La poponeddha di Corigliano pag. 150


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