lunedì 25 aprile 2016

Nel Salento la cicerchia (Lathyrus Sativus) viene chiamata TOLICA



Le foto sono di Antonio Calò 

Con la denominazione Cicerchia si identifica il seme della pianta Lathyrus Sativus.
La cicerchia ha origine antichissime infatti tracce dell’utilizzazione alimentare di semi di cicerchia sono state trovate in diverse locazioni archeologiche in Iraq (8° millennio a.C.), in Iran (6-8° millennio a.C.) e nell’attuale Bulgaria (7000 a.C.).
Non è del tutto chiaro comunque quale sia il centro di origine di questa specie vegetale: le regioni geografiche potenzialmente individuate spaziano dall’Asia centrale fino al Medio-oriente, all’Africa nord orientale e al bacino del Mediterraneo (Europa meridionale).
In Italia, negli anni Cinquanta, risultavano coltivati a cicerchia circa 10.000 ha, prevalentemente situati nelle aree marginali più svantaggiate delle regioni centro-meridionali (Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo, Puglia), nelle quali era soltanto questa specie (grazie alle sue doti di rusticità), tra le leguminose da granella, a fornire risultati produttivi minimamente soddisfacenti per gli agricoltori.
Successivamente il suo consumo ed utilizzo nella dieta è andato progressivamente diminuendo a causa dell’elevata manualità richiesta nel ciclo produttivo, in particolare relativamente all’estrazione dei semi dai baccelli operazione, questa, che il più delle volte deve essere fatta a mano per evitare un’eccessiva dispersione di prodotto. Ad oggi il prodotto sta vivendo una sorta di rinascimento nella gastronomia, sia perché utilizzata nella preparazioni di piatti tipici della tradizione locale contadina, sia per gli interessanti profili nutrizionali: infatti, come tutti i legumi, la cicerchia è ricca di proteine, di amidi e di fibre ed ha pochi grassi.
La cicerchia nel catasto del 1929
Nel Catasto Agrario del 1929 la cicerchia era presente come coltura principale nei comuni di Andria, Putignano e Spinazzola rispettivamente per 53, 19 e 16 ha. In agro di Bitetto, Barletta, Conversano, Gravina in Puglia e Noci è indicata generalmente consociata all’olivo.
Enrico Pantanelli ci dice come mangiare cicerchia senza ammalarsi di latirismo
A questo proposto scrive Enrico Pantanelli “Essa però (la cicerchia n.d.r.) contiene piccole quantità di un glucoside che, se si consuma troppa cicerchia, può arrecare disturbi, convulsioni e paralisi negli arti, noti col nome di satiriasi. L’inconveniente non si verifica se la cicerchia viene tenuta a bagno prima di cuocerla; infatti la satiriasi si incontra nei paesi dove si usa fare con la farina di cicerchia delle speciali focacce arrostite al forno.”


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