sabato 19 marzo 2016

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA per definire scientificamente il sistema ambientale di ogni comune della Provincia di Lecce

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA per definire scientificamente il sistema ambientale di ogni comune della Provincia di Lecce
di Antonio Bruno


L’ambiente naturale in Italia è ambiente agricolo. Basta dare uno sguardo a Google Earth per rendersi conto che tutto il territorio della nostra provincia di Lecce è fatto da alberi piantati dall’uomo e da terre coltivate. Siccome l’agricoltura è anche la produttrice di un bene comune ovvero il paesaggio, svolge una rilevante funzione “pubblica” a tutela dell’ambiente e del territorio.
Il territorio rurale ed il paesaggio della Provincia di Lecce sono stati fortemente interessati, se non sconvolti, in questo dopoguerra, dall’urbanizzazione, dalla industrializzazione e dalle grandi infrastrutture connesse allo sviluppo. Proprio per questi motivi la difesa del territorio è oggi anche una via etica. Il territorio rischia la distruzione e ciò accade perché viene percepito male e utilizzato peggio, è infatti sfruttato come luogo per l'industrializzazione, per la residenza o per lo svago. Manca nell’immaginario collettivo la percezione della campagna come luogo dell’armonia e dell’equilibrio. Ci sono però delle contro tendenze anche se non rilevate dall’ISTAT, infatti osservando i risultati dell’indagine svolta da nel 2009 si evince che le aree rurali sono sempre più interessate dalla presenza di persone che decidono di vivere in campagna e di svolgere attività di tipo agricolo. Nelle campagne si sta sempre più diffondendo una figura particolare, che potremmo definire l’agricoltore amatoriale (hobby farmer), che si caratterizza per il possesso di un piccolo terreno agricolo che coltiva nel tempo libero, in quanto la sua attività principale, dal punto di vista lavorativo (e di tempo), è al di fuori del settore agricolo stesso.
Se solo questa tendenza fosse fatta propria dai comuni della Provincia di Lecce, si potrebbero espropriare aree agricole nei pressi dei centri urbani lottizzandole in piccoli appezzamenti di 500 – 1.000 metri quadrati affidandoli in uso ai cittadini per essere utilizzati come Orto Urbano.
Sino a pochi anni fa, l’Orto Urbano, era l’ultima moda delle feste dei divi di Hollywood che infatti invitavano gli ospiti a cena per offrire le primizie coltivate sulla propria terrazza o veranda, tanto che nel 2005 un’inchiesta del settimanale “L’Express” ha incluso l’orticoltura tra le settanta pratiche dell’odierno snobismo.
In Provincia di Lecce tale pratica spingerebbe, le famiglie che hanno in uso gli Orti, alla produzione del compost dai rifiuti contribuendo alla soluzione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani attraverso la raccolta differenziata.
Il suolo non è risorsa illimitata che possa consegnarsi esclusivamente all’interesse individuale o settoriale, soprattutto in un territorio come quello della Provincia di Lecce, ad alta densità di popolazione e con 100 Comuni che distano pochi chilometri uno dall’altro.
Al di fuori di qualsiasi preconcetto ideologico, noi cittadini della Provincia di Lecce gestendo da subito il suolo potremo scongiurare il pericolo della dipendenza alimentare dall’estero, dei paesaggi degradati, della depressione dello sviluppo turistico e della crescita dell’inquinamento ambientale.
C’è uno strumento immediatamente a disposizione dei Sindaci che consente di adeguare rapidamente l’attuale quadro della pianificazione urbanistica, mettendo al centro della politica per il territorio la difesa dei terreni agricoli dal proliferare di insediamenti e infrastrutture che emarginano l’agricoltura ed il sostegno alle zone agricole in declino demografico e agricolo?
E se c’è qual è?
Come si può rompere l’incantesimo generato dall’affermazione pronunciata dalla moderna urbanistica che ha comportato la convinzione da parte dei Sindaci della Provincia di Lecce, convinzione (rivelatasi tragicamente sbagliata) anche di molti architetti principalmente Le Corbusier, che le sorti e i destini della città e delle persone che lavorano dentro di essa, siano autonomi e distinti da quelli della campagna?
E’ questo il periodo delle tradizionali vigilie delle festività pasquali, in questi giorni tutti noi vogliamo gustare i piatti tipici, quelli che venivano prodotti dalla terra dai nostri antenati. E come possiamo averli se nei territori si impiantano specie e varietà di moda, richieste dal mercato? Ecco le due logiche contrapposte. Quella del rispetto delle tradizioni del territorio e delle tipicità e quella della corsa alla moda, al prodotto di moda richiesto dal mercato.
Ma prima di dare le risposte alle domande c’è da mettere in atto il principale livello di difesa del territorio che è il modo di coltivare.
L'agricoltura convenzionale è un modo assurdo di coltivare che i contadini italiani negli anni Cinquanta e Sessanta hanno acquisito perché gli risultava più comodo rispetto al modo precedente di coltivare, però spetta a noi mettere in guardia che tale agricoltura non è convenzionale perché fa ricorso alla chimica, e non è tradizionale perché non tiene conto di millenni di tradizione che hanno stabilito il modo in cui la terra da i suoi frutti, li regala, li mette a disposizione delle donne e degli uomini della Provincia di Lecce.
Ma se io non voglio coltivare come si coltiva oggi, non voglio la chimica, che cosa faccio?
Devo tenere conto che il terreno va fecondato, va vissuto, va mandato avanti, su quel terreno non ci può essere sempre solo il grano oppure solo le rape, il terreno ha bisogno di vita, di persone che ci vivono sopra.
Ma c’è di più, come dicono gli amici avvocati, se impediamo la devastazione del territorio, se lo viviamo noi, in cambio le nostre terre ci regaleranno una vita qualitativamente interessante, rapporti, persone, incontri, socialità, profondità, centralità dell'analisi, un'analisi sociale quale quella che oggi viene fatta dai Dottori Agronomi e Dottori Forestali che ora potrebbero veramente essere un’avanguardia, un movimento che germina in campagna.
In questa fase i Dottori Agronomi e Dottori Forestali sono a contatto con la concretezza dei problemi e hanno in consegna una risorsa che non può andare perduta. E' nella terra che ci sono le risorse prime, queste risorse prime sono in pericolo, sono aggredite, sono aggredite da una confusione di segnali che purtroppo oggi domina la nostra informazione e la nostra politica.
E chi può operare una consulenza professionale a salvaguardia del territorio naturale che come abbiamo detto è territorio agricolo? Ma è appunto il professionista Dottore Agronomo e Dottore Forestale che su incarico del Sindaco formulerebbe le prescrizioni da mettere nel PUG a salvaguardia del territorio.
Ma voglio dirla tutta la mia verità ricollegandomi all’esordio di questa mia nota in cui ho affermato, senza paura di essere smentito e sfidando chiunque a dimostrarmi il contrario, che l’agricoltura è anche la produttrice di un bene comune ovvero il paesaggio e per questo motivo svolge una rilevante funzione “pubblica” a tutela dell’ambiente e del territorio.
Anche gli Ospedali e i Medici svolgono una rilevante funzione pubblica, così come le nostre caserme dei Carabinieri, i Magistrati dei Tribunali, le maestre e i maestri della scuola materna ed elementare e le Professoresse ed i Professori dalle medie, alle superiori sino all’Università solo che queste persone vengono retribuite con i soldi che noi versiamo allo Stato, le loro prestazioni professionali vengono pagate con le nostre tasse. Il territorio va difeso, presidiato, e per questo l’agricoltura per la sua rilevante “funzione pubblica” deve essere un costo di tutti noi, primo fra tutti la consulenza per tutti i Comuni dei professionisti Dottori Agronomi e Dottori Forestali, primo passo verso la salvaguardia e sviluppo del nostro territorio Provinciale affidando loro l’incarico della VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA NELLA FASE di SCOPING per l’elaborazione della Lettura e valutazione del paesaggio in maniera tale da definire scientificamente il sistema ambientale di ogni comune della Provincia di Lecce.

Ti sto vedendo sai, si vedo il sorrisetto, pensi: “E va bene stanno cercando lavoro per loro”, ma anche alla tua aria sorniona ho una risposta. Se il medico ti dice che hai un tumore che fai? Ridi? Non penso, credo che ti fai subito ricoverare e i medici stabiliscono la cura per farti guarire, tentano di farti guarire. Ecco io ti dico che il territorio è malato, che rischia di morire! E tu, che fai?

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