domenica 20 dicembre 2015

Xylella 20 dicembre 2015

Come in un «giallo», tante domande ma poche risposte e la politica si defila
di TONIO TONDO
Fa impressione leggere le 58 pagine del provvedimento della procura di Lecce sulla questione Xylella fastidiosa. Se abbiamo capito bene, un gruppo di dieci persone, con ruoli diversi, avrebbe agito per far passare la linea, unica e predeterminata, delle eradicazioni degli ulivi come strategia per contenere la diffusione del batterio.
In particolare, una compagnia di ricercatori e scienziati baresi (Martelli - non indagato ., Savino, Nigro, Saponari, Boscia, Valentini), in rete tra di loro, avrebbe costituito un «monopolio» per dettare l’impostazione anche agli organi istituzionali e politici; e portare così fuori strada gli stessi servizi dell’Unione europea che stanno martellando il nostro governo centrale e la Regione per accelerare l’attuazione delle misure previste dai piani del commissario Silletti. Questo presunto monopolio scientifico, costituitosi stando alle ipotesi più di 10 anni fa con il progetto di ricerca «Olviva», avrebbe impedito altri apporti culturali preziosi, anche se di segno scientifico diverso, cioè contrari alle eradicazioni. Vedremo come si svilupperà questo filone dell’inchiesta. È stato, invece, sorprendente, il primo e rapido commento del presidente della Regione Emiliano: «La notizia del provvedimento di sequestro è stata una liberazione».
Alcune di queste pagine dei pm di Lecce sono interessanti. Per esempio, sono senz’altro stimolanti e da approfondire le questioni legate alle conseguenze dell’uso indiscriminato dei diserbanti, alla loro influenza nefasta sulla salute dei terreni e agli stessi rapporti tra i «disseccanti» totali, la distruzione dei microorganismi, la fertilità del suolo e la salute stessa degli ulivi. In Brasile ci sono ricerche avanzate su questo argomento e sulle difese immunitarie delle piante. Franco Nigro, uno dei ricercatori indagati, considerato tra gli studiosi più accreditati della «Lebbra dell’olivo», è anche lui impegnato su questo fronte. Il Salento è purtroppo grande consumatore di glifosato, un erbicida al centro di violenti polemiche per la sua tossicità.
Ma, proseguendo di rigo in rigo, un sentimento di disorientamento sempre più forte pervade l’animo del lettore. Che sia stato formulato, in attesa di tasselli più precisi, un quadro, tenebroso e anche affascinante. Un quadro al centro del quale ci sarebbe una vittima e attorno i suoi nemici con il loro lavoro demoniaco. Che contro l’identità culturale del Salento, il suo straordinario paesaggio che tutti amiamo, i suoi ulivi monumentali, le sue distese verdi, contro tutto questo patrimonio inestimabile, si siano mossi, almeno da cinque-sei anni e forse più, personaggi fortissimi e misteriosi. Tra i quali non potevano mancare le multinazionali della chimica, due in questa vicenda, la Monsanto e la Basf, con i loro campi sperimentali e i nuovi prodotti per seccare le erbe infestanti che avvelenano la campagna. Perché prendersela solo con xylella, quando, invece, molti fattori influiscono sul disseccamento rapido dell’olivo (Codiro)? Perché non allargare le analisi scientifiche e le valutazioni preventive su ogni azione che riguarda un territorio prezioso come quello salentino? L’inchiesta si allarga e sembra assumere i contorni di un giallo che cattura la mente.
Sono pagine nelle quali c’è anche molto materiale per la letteratura e le storie sui misteri della manipolazione biologica, con personaggi in tuta bianca (lo affermano due testimoni) che negli anni scorsi si muovevano nella campagna gallipolina per trattare gli alberi con questi prodotti, alberi poi messi a fuoco, in modo doloso, per far scomparire tracce importanti.
Ma è un quadro che via via più complesso solleva però molti interrogativi. Questi uomini, adesso indagati, si sono mossi in modo indipendente e autopropulsivo oppure all’interno di un sistema legale? Gli scienziati hanno rispettato le procedure ormai sempre più condivise e codificate del loro campo di ricerca? Ci sono stati colleghi che usando le stesse procedure hanno contestato il loro lavoro? Perché chi rappresenta le istituzioni politiche che hanno deciso le misure di emergenza sono fuori dall’inchiesta? Insomma, difficile accettare l’idea di un comando in mano agli scienziati.
I magistrati riportano notizie, riprese da internet, su un convegno del 2009 del Cra di Caserta sulla costa amalfitana, nel quale convegno un ricercatore olandese già parlò dell’attacco di xylella agli ulivi. E riprendono anche un seminario dell’Istituto agronomico del Mediterraneo di Valenzano nel corso del quale furono maneggiati materiali di patogeni da quarantena portati in Puglia in modo «anomalo». Insomma, di xylella nel mondo scientifico si parlava già da anni. Perché l’ipotesi è maturata solo nel 2013? Di domande ce ne sono tante. Di risposte, purtroppo, sempre di meno. E intanto xylella procede indisturbata nel suo lavoro di distruzione. La magistratura di Lecce accelera per la sua strada. La politica si defila sempre più e abdica alle sue funzioni.




















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