lunedì 9 novembre 2015

La tutela del territorio ignora il ruolo degli agronomi


Il dibattito istituzionale e mediatico
che si sviluppa periodicamente
all’indomani di alluvioni, talvolta
con tragiche conseguenze, pone al
centro della discussione due elementi
di indubbia valenza: l’uso sovente improprio
del territorio, per lo più causato
da fenomeni di abusivismo edilizio,
e i mutamenti climatici in atto.
Tali fattori sono certamente di grande
importanza, ma poco o nulla si dice
dell’inadeguata gestione dei terreni
agrari e forestali che sovente caratterizza
proprio le zone dove si verifi cano
disastri legati a precipitazioni atmosferiche
di portata eccezionale.
Non è raro, infatti, riscontare in prossimità
delle zone colpite lavorazioni
del terreno o piantumazioni arboree
inadeguate rispetto al contesto orografi
co e pedoclimatico, che non solo non
consentono la necessaria conservazione
del suolo, ma possono addirittura
favorirne l’erosione.
E ciò avviene essenzialmente perché
molti enti e Amministrazioni pubbliche,
come pure enti privati parimenti
impegnati in attività agroforestali, non
hanno nei loro organici, o comunque
non coinvolgono, la fi gura del dottore
agronomo e forestale.
Anche la presenza nelle commissioni
edilizie del dottore agronomo e forestale
non è affatto esaustiva per la fi -
nalità prioritaria di un’adeguata tutela
e gestione del territorio: occorre infatti
prevedere la sua partecipazione in
molti altri contesti dove attualmente,
e colpevolmente, è ancora ignorata.
Lo dimostrano bandi e avvisi pubblici,
nonché gruppi di lavoro e comitati
tecnici di varia emanazione, che
in materia paesaggistica e ambientale
continuano a essere aperti alla partecipazione
solo di altri profi li tecnici.
E anche dopo disastri di varia natura,
si persevera nel gravissimo errore
di escludere la fi gura del dottore agronomo
e del dottore forestale da consultazioni,
richieste pareri, condivisone
di interventi e strategie per il ripristino
dello stato dei luoghi, la messa in
sicurezza del territorio e, soprattutto,
lo studio delle pratiche di buona agricoltura
per prevenire i dissesti.
È quindi indispensabile che una volta
per tutte si sappia che le competenze
primarie del dottore agronomo e
forestale vanno ben oltre l’immagine
un po’ stereotipata ma al contempo assai
parziale di «medico delle piante»:
lo studio di materie specifi che di tipo
ingegneristico, quali pianifi cazione del
territorio, studio e redazione di piani
regolatori generali, costruzioni, topografi
a, meccanica agraria e, soprattutto,
idraulica agraria, ne fanno invece
l’esperto per eccellenza in materia di
regimazione delle acque, sistemazioni
idraulico-agrarie e idraulico-forestali,
queste ultime realizzate anche con
tecniche di ingegneria naturalistica.
L’idraulica agraria, in particolare, insieme
all’agronomia detta i principi
fondamentali per una corretta sistemazione
dei terreni, cosa che può rallentare
la violenza delle acque e limitarne
le conseguenze.
Questo stato delle cose non è oltremodo
tollerabile: correggere con urgenza
la frequente e grave disattenzione,
riconoscendo concretamente le
competenze uniche e peculiari del dottore
agronomo e forestale, non è solo
una forma di considerazione e rispetto
per la categoria, ma un atto dovuto
nei confronti del territorio e dell’ambiente,
come pure delle popolazioni e
delle attività produttive.
L’Ordine e la Federazione che rappresento
sono costantemente impegnati
in questa battaglia, non solo di
principio, che vuole ripristinare regole
certe per salvaguardare un interesse
generale e non di parte: una battaglia
da accompagnare e sostenere anche
attraverso una rivisitazione legislativa
del nostro titolo professionale che
– stante la signifi cativa incidenza di
competenze e capacità professionali di
tipo ingegneristico − dovrebbe a mio
avviso, ma anche secondo i colleghi
presidenti di numerosi altri ordini provinciali,
essere modifi cato in quello di
ingegnere agronomo e ingegnere forestale
o agronomo ingegnere e forestale
ingegnere, come peraltro già avviene
in molti altri Paesi non solo europei.
Questa rivisitazione del titolo professionale
costringerebbe i pubblici
poteri ad avvalersi anche e soprattutto
in fase di prevenzione della nostra
categoria.
Luigi Miele
Presidente dell’Ordine dei dottori agronomi
e dei dottori forestali di Foggia
Presidente Federazione regionale
Ordini dei dottori agronomi
e dei dottori forestali della Puglia


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