domenica 26 aprile 2015

La Xylella desta preoccupazione anche nel Brindisino, dopo che alcune piante dell’agro di Oria hanno mostrato i segni evidenti della malatia che colpisce gli ulivi. Da un esperto del settore riceviamo e pubblichiamo.


L'esperto: ecco le cause
di PINO PENNELLA*

La Xylella desta preoccupazione anche nel Brindisino, dopo che alcune piante dell’agro di Oria hanno mostrato i segni evidenti della malatia che colpisce gli ulivi. Da un esperto del settore riceviamo e pubblichiamo.

L’essiccamento di migliaia di alberi di ulivi, soprattutto secolari, ci sta convincendo che siamo di fronte ad un gigantesco attacco di batteri alieni, identificati come Xylella fastidiosa.
Da esperto, sono veramente amareggiato e preoccupato che nessuno abbia mai accennato a quale siano le reali cause di questa infezione. Il batterio alieno Xylella, come anche altri batteri, attacca soprattutto le piante in grave sofferenza e gli ulivi attaccati sono in grave, irreversibile sofferenza. Chi è il colpevole? Sicuramente l’uomo, non certo in forma volontaria ma colposa (giusto per usare termini giuridici).
Dalla mia trentennale esperienza di olivicoltore ed esperto di antiparassitari ho tratto una personale spiegazione per le cause che stanno procurando sofferenza a molti alberi di ulivi ed anche ad altre piante.
Da più di un decennio il settore olivicolo è in grave crisi di reddito per cui molti agricoltori, per contenere i costi di gestione, hanno limitato o addirittura annullato arature e fresature nella coltivazione del terreno, optando per la pratica della non coltura quindi per tenere puliti gli appezzamenti si avvalgono di trattamenti con diserbante.
Sino a 6-7 anni fa, quando era consentito l’uso del Diquat e Paraquat (seccatutto), il 90% degli agricoltori usava questi prodotti che avevano un’azione caustica a contatto e quindi un effetto disseccante molto veloce. Il diserbo si praticava annualmente un paio di volte su tutto il terreno e altre volte sulle aie per tenerle pulite per la raccolta del frutto.
Le irrorazioni venivano effettuate con motopompe fornite di mitra o elettrogetto con una pressione di 20-30 bar. Contatti indiretti e occasionali del prodotto con l’apparato fogliare delle piante procuravano danni temporanei alle sole foglie.
Quando, dopo più di 30 anni di utilizzo, si è riscontrato che questi prodotti lasciavano residui di diossina nel terreno e sui frutti, il ministero preposto ne ha proibito la vendita e l’utilizzo. Ma la pratica del diserbo non si è fermata, è continuata sostituendo il prodotto chimico.
Il nuovo prodotto utilizzato, non tossico per l’uomo e con effetto ormonale sistemico sulle parti verdi delle piante, è il Glifosate. Questo prodotto, irrorato o nebulizzato da solo o in miscela con acqua, viene assorbito da tutte le parti non lignificate della pianta (foglie e tralci) che lo traslano, tramite la linfa, alle radici alle quali crea disfunzioni che bloccano l’assorbimento di sostanze nutrizionali in modo più o meno rapido in funzione delle quantità di prodotto assorbito, mandando prima in sofferenza, poi alla morte la pianta.
Sui contenitori del Glifosate, le etichette indicano chiaramente il dosaggio per ettaro in base alla tipologia delle infestanti, le modalità d’uso e le attrezzature appropriate come micronizzatori per il basso volume, pompe a bassa pressione (2-3 bar) ed altri attrezzi per spalmatura; è specificato il divieto di utilizzo con mezzi aerei e ad alta pressione.
Le note tecniche del prodotto consigliano di rimuovere dagli alberi i polloni dei tronchi ed eventuali rami bassi, mantenere distanza di sicurezza da altre colture in base al vento ed altre cautele ancora.
Da quando è stato vietato l’uso del paracquat e si è cominciato ad usare il glifosate, ho seguito costantemente gli effetti dei trattamenti sulle nostre più comuni colture, eseguendo a volte delle prove ad hoc, ed ho riscontrato i seguenti effetti:
Diserbando col Glifosate, negli interfilari degli ortaggi, pur usando tutte le cautele possibili, si rivelano danni pari al 100%; negli interfilari dei vigneti, a Novembre, dopo la caduta delle foglie, si rivelano danni al ricaccio dei germogli, tipo atrofizzazioni, che scompaiono nell’anno successivo.
Gli alberi a legno tenero, tipo il fico, dopo due o tre assorbimenti accidentali di prodotto, vanno in grave sofferenza e seccano.
Gli alberi a legno duro, tipo ulivo e mandorlo, che da sei-sette anni stanno assorbendo vapori di glifosate dovuti a trattamenti di diserbo effettuati con attrezzature improprie, cioè con pompe ad alta pressione e con mitra o elettrogetto, fino ad oggi, nella nostra zona, non hanno mostrato evidenti danni o sofferenze, però conoscendo gli effetti del prodotto tra non molto tempo vedremo, purtroppo, anche i nostri alberi in grave sofferenza.
I danni immediati ed evidenti hanno convinto tutti gli operatori agricoli ad escludere il Glifosate dalle pratiche di diserbo negli ortaggi e nei vigneti. Nel diserbo degli uliveti tutti gli operatori continuano ad utilizzare il Glifosate, ma solo il 10% lo usa con cautela e attrezzatura idonea, il restante 90%, per motivi pratici e di tempistica, usa attrezzatura impropria, cioè trattori muniti di pompe ad alta pressione con elettrogetto.
Mi è capitato, diverse volte, di osservare diserbi negli uliveti con attrezzature ad alto volume ed ad alta pressione; si vedevano nubi di vapore, alla deriva, alte diversi metri, stimando che l’apparato fogliare di quegli alberi assorbiva come minimo il 20% del prodotto irrorato e mi chiedevo: cosa succederà a quegli alberi costretti ad assorbire quel quantitativo di diserbante almeno due volte all’anno? Quando si vedranno le loro sofferenze ed i sicuri danni?
La Xylella fastidiosa ce li sta facendo già vedere, in zone vicine.
Proprio sulla drammatica situazione degli uliveti, di alcune zone del Leccese ho elaborato le seguenti osservazioni.
Diagnosi: disfunzione ormonale all’apparato radicale con conseguente distruzione delle radici capillari e danneggiamento dell’apparato circolatorio linfatico per cui la pianta va in grande sofferenza e quindi attaccata, come succede in tutti i soggetti deboli, da qualsiasi batterio e virus subisce danni irreversibili, fino alla morte.
Cause: assorbimento occasionale, per diversi anni, di Glifosate durante le operazioni di diserbo, eseguite con mezzi impropri, come pompe ad alta pressione (20-30bar) con elettrogetto e senza rimozione delle parti verdi basse degli alberi (polloni dei tronchi). Questa pratica impropria e pericolosa, per gli alberi, viene eseguita da moltissimi operatori agricoli, anche in conto terzi.
Cure: eliminare subito e per diversi anni, la pratica del diserbo, rimuovere il terreno, con arature più volte all’anno, concimare con molto fosforo il quale stimola la ricrescita dell’apparato radicale e rafforza le parti legnose, eseguire una drastica potatura per ridurre la chioma e quindi le esigenze linfatiche e nutritive. Eseguire, se necessario, operazioni di dendrochirurgia per eliminare parti già morte dei tronchi e successivamente disinfettare tutti gli alberi con irrorazioni di solfato di rame o solfato di ferro e calce.
Prevenzione: istituire immediatamente intensi controlli, per bloccare i mezzi impropri (trattori con pompe ad alta pressione) all’uso del Glifosate. Fare specifica formazione agli operatori agricoli sull’uso corretto del prodotto.
Chi viene sorpreso all’uso improprio del prodotto deve essere ammonito, verbalizzato e schedato, senza applicare alcuna sanzione (questo è un modo di comportamento civile ed educativo). Per chi risulta recidivo si procederà con le stesse modalità che si applicano nel ramo dei rifiuti speciali, cioè con sequestri di terreni, mezzi e sanzioni varie fino, in caso di diverse recidività, alla sospensione del contributo d’integrazione.
* Esperto di agricoltura e fitofarmaci - San Vito dei Normanni

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