giovedì 30 ottobre 2014

Si può chiedere di mettere a dimora delle varietà di olivo per verificare se sono resistenti al Disseccamento (CoDiRo)?




Molto brevemente: ieri pomeriggio insieme al collega Giuseppe Stoja di Casarano abbiamo fatto un sopralluogo nell’impianto irriguo collettivo “Brile” che gestisco e abbiamo potuto osservare un oliveto di varietà leccino di 5 anni in perfetto stato di salute circondato da oliveti completamente disseccati di cui è possibile qui vedere le foto.
Ho chiesto un po’ in giro e pare che in altre zone anche la varietà di olivo leccino è stata colpita dal disseccamento. Naturalmente bisogna vedere quale clone di quella varietà è stato colpito.
Una domanda che esige una risposta è se esistano cloni di Oliarola leccese o di Cellina di Nardò che risultano resistenti al disseccamento (CoDiRo). Un’altra domanda che esige anch’essa una risposta è se esistano cloni di olivo di varietà diverse restenti al disseccamento (CoDiRo).
Più volte, riportando le annotazioni che provengono dalla bibliografia, ho fatto riferimento alla gravissima crisi che alla fine del 1800 inizi '900 attraversava l'olivicoltura del Salento leccese che nel 1905 non era derivata da un problema di mercato ma dalle avversità, specialmente dalla Brusca parassitaria causata da un fungo appartenente alla divisione Ascomiceti (Stictis panizzei). Questo fungo nel 1905 attaccò duramente dli oliveti di Cavallino, Lizzanello, Vernole, Martano e Melendugno nel Salento leccese. Si notarono le manifestazioni in autunno sulle foglie di macchie dapprima rosso mattone e poi bruno cuoio, in corrispondenza alle quali si formano degli ascomi.
Per questo motivo il Comizio Agrario di Lecce nel 1905 decise di impiantare un “campionario olivetario” delle migliori varietà di olive da frantoio con l'obiettivo di osservare se tra queste ce ne fossero alcune che nel nostro clima e nei nostri terreni si presentassero particolarmente resistenti alla brusca.
L'Orto botanico di Lecce acquistò circa 1.500 olivastri (olivo selvatico) che furono impiantati una parte nell'orto di Lecce e una parte nel Vivaio consorziale di viti americane. Queste piantine furono innestate con varietà di olivi della Liguria, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzi, Calabria e Sicilia le cui marze furono spedite a Lecce al Prof. Ferdinando Vallese dai colleghi delle Cattedre di Agricoltura che si trovavano in quelle regioni. Questa iniziativa fu messa in atto nel 1905 con le spese dello stato, con l'opera della Cattedra di Agricoltura di Lecce alla quale era stata affidata l'esecuzione di un piano di esperimenti di “indole culturale ed anticrittogamica” diretti a combattere la brusca, mentre la Regia Stazione di patrologia vegetale di Roma in quel periodo aveva nuovamente ripreso a seguire le ricerche scientifiche e gli studi di gabinetto.
Un secolo fa si tentò questa strada con successo. Mi chiedo perché gli Enti del Salento leccese non possano fare altrettanto.


  • Pantaleo Greco Caro Antonio Aprol Lecce lo sta facendo.. Se le lungaggini burocratiche avranno un termine, a breve con il CNR realizzeremo un campo prova. Mimino Primiceri
  • Antonio Bruno Carissimo Leo sono contentissimo che si procede nella direzione della soluzione del problema ed in questo, la competenza, professionalità ed esperienza dell' Aprol Lecce è per noi tutti una garanzia. In bocca al lupo e buon lavoro sicuro come sono che tu così come noi tutti colleghi agiamo sempre nell'esclusivo interesse del territorio del Salento leccese di cui noi tutti siamo figli.
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    • Pantaleo Greco Antonio Bruno Aprol Lecce e' solo strumento di chi è competente realmente, ovvero dr Boscia CNR bari. Purtroppo i tempi per qualche risposta - qualsiasi essa sia- saranno lunghi. A presto !
    • Antonio Bruno Carissimo Amico Presidente Pantaleo Greco anche nel 1905 il Prof. Fredinando Vallese della Cattedra Ambulante di Agricoltura di Lecce era uno strumento della Regia Stazione di patrologia vegetale di Roma, ma non per questo motivo veniva meno la garanzia della sua competenza, professionalità ed esperienza così come nel nostro caso Aprol Lecce! Ancora in bocca al lupo e buon lavoro!








































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