venerdì 29 agosto 2014

Gli olivi del Salento leccese sono stati analizzati da "NPF”- Issledovatelsky Tsentr che si trova a Koltsovo (Regione dí Novosibírsk) diretto da Alexandr Ivanovich Lelyak e dall'Università Agraria Statale di Novosibirsk che ha come Capo di Dipartimento di Fitopatologia e di Sistemi di Protezione delle piante il professor Belyaev.




«Abbiamo fatto analizzare i rami infetti  da un centro batteriologico della Siberia»

Erio Guandalini, titolare dell'azienda Agritalia, ha commissionato una ricerca
 I rami secchi degli ulivi colpiti dal batterio della Xylella sono stati inviati in Siberia per essere analizzati da uno dei centri batteriologici più famosi al mondo. L'iniziativa è stata portata avanti da Erio Guandalini. a capo del zuppo "Agritalia" con sede in provincia di Mantova. Un'azienda che ha scambi con il Salento per via della commercializzazione dí prodotti sia da agricoltura biologica che convenzionale. 

«In uno dei mie viaggi nel Salento ho deciso di prendere dei rami secchi e farli analizzare dal centro in Siberia che ci fornisce delle analisi abitualmente - spiega Guandalini il motivo è cercare di capire come fare per arginare l'epidemia». 

In quale centro sono stati inviati i campioni? 

«I centri di ricerca con i qua-li collaboriamo in Russia sono il "NPF'- Issledovatelsky Tsentr. che si trova a Koltsovo (Regione dí Novosibírsk) ed è diretto da Alexandr Ivanovich Lelyak. e l'Università Agraria Statale di Novosibirsk, che ha come Capo di Dipartimento di Fitopatologia e di Sistemi di Protezione delle piante. il professor Belyaev. Sono dei centri molto famosi per la qualità delle loro ricerche». 

In Siberia hanno già analizzato i rami colpiti dalla Xylella? 

«Sì. ma i risultati che abbiamo a disposizione dovranno essere valutati anche dai ricercatori del Cnr dl Bari. Solo dopo potremo diffonderli ufficialmente,»

Può anticiparci qualcosa? 

«Posso dire che i ricercatori russi hanno individuato gli antagonisti più forti per combattere il batterio della Xylella e sono essenzialmente tre». 

Saperlo cosa comporta? 

«Che si può cercare, ed è quello che proverò a fare non appena sarà possibile. di sperimentare questi tre batteri come antagonisti in una determinata zona e capire se e come funzionano». 

Da cosa si deve cominciare? 

«Dall'incrementare la flora microbica dei batteri antagonisti e nello stesso tempo aumentare l'autodifesa della pianta. Sfruttando gli stessi lavon scientifici che hanno fatto gli americani sulla vite». 

Non esiste, dunque, una cura? 

«Questo no. Prodotti risolutivi non ne esistono. ma si deve puntare solo su una metodica frenante. che deve essere provata con un certo criterio È chiaro che bisogna fare una serie di prove e creare delle fasce per ridurre la propagazione della malattia. La Xylella fastidiosa è un batterio fitopatogeno, xilematico e asporigeno, e la sua trasmissione non può avvenire mediante contatto o diffusione aerea, ma esclusivamente da insetti‘. 

Dall'analisi filogenetica è stato possibile constatare la collocazione genetica del ceppo riscontrato nella provincia di Lecce, per cui è stato attribuita la denominazione Xylella fastidiosa. subspecie pauca. ceppo "CoDiR0". 

La Xylella c'è sempre stata. solo che nel tempo succedono dei fenomeni che prendono il sopravvento ed esplodono. Bisogna partire da questo concetto per poi cercare dì capire come arginarla. partendo dall'aumentare l'autodifesa delle piante». 

Cosa pensa dell'espianto, come imposto dall'Unione Europea? 

«Lo svellimento degli ulivi non serve a niente, perché i batteri si trovano su mille altre cose. Eradicare significa distruggere un patrimonio inutilmente».

Fonte: Nuovo Quotidiano di Puglia del 29 agosto 2014

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