mercoledì 27 novembre 2013

La filiera zootecnica da carne della Puglia


Il settore zootecnico regionale, considerato nel suo complesso, si compone di poco più di 9.000 allevamenti. Dal punto di vista della rilevanza dei capi allevati, il contributo della regione alla zootecnia nazionale è marginale per tutte le tipologie di allevamento: il peso risulta più significativo nell’allevamento ovicaprino e degli equini, per i quali l’incidenza sul comparto nazionale è superiore al 4% .
- Aziende zootecniche e i capi allevati in Puglia - 2010

Fonte: ISTAT.
Peraltro, nel corso dell’ultimo decennio la consistenza dei capi allevati si è evoluta in controtendenza rispetto a quanto avvenuto a livello nazionale. Infatti, per tutte le tipologie di animali considerate (ad eccezione della sostanziale stabilità dei caprini), in Puglia si sono registrati aumenti anche significativi nelle consistenze: +5,9% per bovini e bufalini (contro un -4,5% intervenuto complessivamente in Italia), +54,8% per i suini (+8,5% Italia), +25,2% per gli ovini (-0,1% Italia), -0,6% per i caprini (-5% in Italia), +33,6% gli equini (18,6% in Italia) e +62,4% gli avicoli (0,5% in Italia). Tuttavia, a fronte di tali incrementi, le dimensioni medie degli allevamenti permangono modeste.
Più in particolare, l’analisi delle evoluzioni (2000-2010) che hanno caratterizzato le diverse tipologie di allevamento mostra alcuni caratteri comuni: riduzione di aziende (ad eccezione di quelle con equini), incremento del numero dei capi allevati e conseguente aumento delle dimensioni medie di impresa in termini di capi allevati.
Nel caso dell’allevamento bovino-bufalino le aziende attive sono poco meno di 3.700, cui fanno riferimento 167.604 capi per una dimensione media di impresa di 45 capi (+27,1% rispetto al 2000), in linea con il dato medio nazionale. Le Province a maggior vocazione sono Foggia, Bari e Taranto, dove si concentrano oltre il 90% dei capi bovini e bufalini e in cui si registrano anche le dimensioni di impresa maggiori in termini di capi/azienda.
- Aziende con allevamenti bovini e bufalini

Aziende agricole
Capi (num.)
Capi/Azienda (num.)

2010
Var. %
2010-2000
2010
Var. %
2010-2000
2010
Var. %
 2010-2000
Foggia
   936
2,5%
  45.093
23,9%
48
20,8%
Bari
1.303
-22,3%
  62.122
-1,0%
48
27,4%
Taranto
  771
-24,1%
  44.496
2,8%
58
35,4%
Brindisi
  206
-18,9%
    7.207
16,3%
35
43,4%
Lecce
  434
-19,3%
    7.096
-12,4%
16
8,6%
BAT
    41
24,2%
    1.590
2,9%
39
-17,2%
PUGLIA
  3.691
-16,7%
167.604
5,9%
45
27,1%
ITALIA
 126.645
-27,3%
5.952.991
-4,5%
47
31,4%
Fonte: ISTAT.
Evoluzioni simili hanno riguardato il comparto suinicolo, anche se in questo caso l’intensità delle variazioni risulta maggiore rispetto a quanto verificato per i bovini e bufalini, in particolare per quanto riguarda il numero dei capi, che sono cresciuti del 54,8% nei confronti del 2000. Questo ha fatto si che i capi per azienda passassero da 22 del 2000 a 56 del 2010, con un incremento percentuale di oltre il 150%. I territori con una specializzazione per l’allevamento suino sono Foggia (con circa il 46% dei capi regionali) e soprattutto BAT, dove ad un ridotto numero di aziende (7) corrisponde un numero di capi molto elevato.
- Aziende con allevamenti suinicoli

Aziende agricole
Capi (num.)
Capi/Azienda (num.)

2010
Var. %
2010-2000
2010
Var. %
2010-2000
2010
Var. %
2010-2000
Foggia
  149
-63,2%
  19.269
106,2%
   129
460,5%
Bari
  286
-26,5%
    6.522
-7,9%
     23
25,3%
Taranto
  157
-27,6%
    4.409
77,9%
     28
145,9%
Brindisi
    71
-11,3%
    1.764
93,4%
     25
117,9%
Lecce
    74
-33,9%
    2.534
-52,7%
     34
-28,4%
BAT
      7
40,0%
    7.282
299,9%
1.040
185,6%
PUGLIA
           744
-38,4%
   41.780
54,8%
     56
151,3%
ITALIA
      26.197
-83,3%
 9.331.314
8,5%
   356
549,3%
Fonte: ISTAT.
Anche per l’allevamento ovino lo scenario è lo stesso verificato in precedenza: calano il numero di aziende (specie a Foggia e Bari), i capi sono invece in aumento (per tutte le aree regionali) così come le dimensioni medie di impresa, che registrano un valore di 132 capi/azienda (+40% tra 2000 e 2010), praticamente identico a quanto registrato a livello italiano. Dal punto di vista della specializzazione territoriale, Foggia e Bari sono le province in cui si concentrano la maggioranza dei capi ovini (rispettivamente il 38,6% e 23,8% del totale regionale).
- Aziende con allevamenti ovini

Aziende agricole
Capi (num.)
Capi/Azienda (num.)

2010
Var. %
2010-2000
2010
Var. %
2010-2000
2010
Var. %
2010-2000
Foggia
            743
-20,0%
            105.119
7,5%
            141
34,4%
Bari
            529
-11,1%
               64.752
48,4%
            122
66,9%
Taranto
            340
-3,7%
               31.080
32,7%
               91
37,8%
Brindisi
            169
-0,6%
               16.995
22,2%
            101
22,9%
Lecce
            223
13,2%
               38.537
56,6%
            173
38,3%
BAT
               61
-6,2%
               15.925
12,7%
            261
20,1%
PUGLIA
         2.065
-10,6%
            272.408
25,2%
            132
40,0%
ITALIA
      51.096
-42,7%
        6.782.179
-0,1%
            133
74,3%
Fonte: ISTAT.
Nel caso dell’allevamento caprino il quadro di riferimento risulta diverso; infatti, ad una riduzione di aziende a livello regionale (ad eccezione di Lecce dove sono in aumento del 34,8%) corrisponde una leggera contrazione del numero di capi (-0,6%), dovuta alle evoluzioni che hanno interessato Bari, Foggia e Brindisi, poiché per le altre Province si segnalano capi in aumento rispetto al 2000. In ambito regionale l’effetto di tale evoluzioni è complessivamente positivo, in quanto aumentano il numero di capi mediamente allevati per azienda (+17,3%) e si attestano su 46, un valore superiore a quello medio nazionale. Unica eccezione attiene la Provincia di Lecce, dove il consistente incremento delle aziende non è bilanciato dalla crescita dei capi, per cui si ha una diminuzione del numero medio di caprini per azienda.
- Aziende con allevamenti caprini

Aziende agricole
Capi (num.)
Capi/Azienda (num.)

2010
Var. %
 2010-2000
2010
Var. %
 2010-2000
2010
Var. %
2010-2000
Foggia
 381
-20,6%
21.886
-9,4%
57
14,1%
Bari
 181
-30,7%
3.862
-21,4%
21
13,3%
Taranto
 224
-15,5%
10.808
12,2%
48
32,7%
Brindisi
 129
-17,3%
5.993
-1,6%
46
19,0%
Lecce
 182
34,8%
7.975
27,7%
44
-5,2%
BAT
   23
-8,0%
1.058
22,7%
46
33,4%
PUGLIA
1.120
-15,3%
51.582
-0,6%
46
17,3%
ITALIA
22.759
-44,6%
861.942
-5,0%
38
71,7%
Fonte: ISTAT.
Nel caso degli allevamenti equini, si assiste ad un parallelo processo di accrescimento del numero delle aziende e della relativa dimensione media: infatti, non solo i capi risultano in crescita (33,6%), ma anche il numero di aziende (10%); si tratta di andamenti comuni a tutte le aree provinciali (ad esclusione delle riduzione di aziende in Provincia di Foggia) e tendono a rafforzare il profilo dell’allevamento equino in ambito regionale, in quanto la dimensione media è cresciuta del 21,4% e risulta superiore al dato medio nazionale. Dal punto di vista della specializzazione territoriale, Bari è la provincia in cui sono allevati il maggior numero di equini (36,9% del totale regionale), seguita da Taranto e Foggia, tre territori in cui ricadono l’84,4% del totale equini allevati in regione.
- Aziende con allevamenti equini

Aziende agricole
Capi (num.)
Capi/Azienda (num.)

2010
Var. %
2010-2000
2010
Var. %
2010-2000
2010
Var. %
2010-2000
Foggia
 165
-39,1%
1.822
23,7%
11
103,2%
Bari
 487
8,2%
3.720
29,7%
8
19,8%
Taranto
 317
24,8%
2.969
54,7%
9
24,0%
Brindisi
 169
50,9%
  697
44,9%
4
-4,0%
Lecce
215
48,3%
  765
5,8%
4
-28,6%
BAT
 17
30,8%
  116
36,5%
7
4,4%
PUGLIA
1.370
10,0%
10.089
33,6%
7
21,4%
ITALIA
45.363
-6,8%
219.159
18,6%
5
27,3%
Fonte: ISTAT.
Infine, anche per l’allevamento avicolo si registrano diminuzioni di aziende (-21%) e aumento del numero di capi allevati (62,4%); rispetto allo scenario nazionale le aziende pugliesi mostrano una tenuta maggiore, così come i capi allevati che, a livello nazionale, sono risultati praticamente stabili (0,5%). La lettura territoriale dei dati evidenzia come le aziende siano calate in tutte le Province (ad eccezione della crescita che ha interessato Lecce e BAT), mentre per quanto riguarda i capi, questi crescono ovunque tranne che a Taranto e BAT. Anche le dimensioni medie aziendali sono risultate in aumento (105,6%), seppur l’unica area in linea con il numero medio di capi allevati a livello nazionale è Foggia, dove ricadono il 65% del totale capi allevati in Puglia.
 - Aziende con allevamenti avicoli

Aziende agricole
Capi (num.)
Capi/Azienda (num.)

2010
Var. %
 2010-2000
2010
Var. %
 2010-2000
2010
Var. %
 2010-2000
Foggia
 294
-53,5%
2.054.456
94,1%
6.988
317,3%
Bari
 566
-12,9%
   333.661
32,0%
   590
51,6%
Taranto
 244
-23,5%
   129.929
-34,5%
   532
-14,3%
Brindisi
 120
-14,3%
    301.733
52,9%
2.514
78,4%
Lecce
 259
76,2%
    269.866
71,0%
1.042
-3,0%
BAT
   20
33,3%
      85.787
-5,3%
4.289
-29,0%
PUGLIA
1.503
-21,0%
         3.175.432
62,4%
2.113
105,6%
ITALIA
23.953
-87,3%
   167.512.019
0,5%
6.993
691,8%
Fonte: ISTAT.
Nel territorio regionale, Foggia rappresenta la provincia zootecnica più vocata a livello generale, evidenziando la maggior concentrazione di capi allevati per quasi tutte le tipologie. Fanno eccezione le vacche da latte che, come ricordato precedentemente, risultano principalmente diffuse nelle province di Bari e Taranto, dove si riscontrano contestualmente anche il maggior numero di capi equini allevati . Nel comparto avicuniculo opera una importante organizzazione di produttori, AVIPUGLIA, alla quale afferiscono 6 soli soci, ma che raggiunge un valore di produzione commercializzata pari a € 21.776.457. 
- Localizzazione provinciale degli allevamenti - 2010



Fonte: ISTAT.
La regione assume invece una rilevanza più consistente in ambito nazionale in tema di macellazione e in particolare per alcune tipologie di animali. Se per bovini e suini l’incidenza dei capi macellati sul totale nazionale resta marginale, come per i capi allevati, d’altra parte la Puglia incide per oltre l’11% nella macellazione di ovicaprini e per quasi la metà degli equini.
- Capi macellati in Puglia per tipologia - 2010

Fonte: ISTAT.
Analogamente a quanto segnalato per la filiera lattiero-casearia, anche in quella zootecnica da carne l’associazionismo tra gli allevatori regionali rappresenta una prerogativa di poche aziende: appena il 2%, contro una media nazionale che, pur essendo a sua volta estremamente bassa, coinvolge l’8% delle aziende zootecniche italiane. Superiori alla media nazionale sono invece le quote di prodotto vendute ad imprese industriali o commerciali, quasi a segnalare una sorta di dipendenza delle aziende agricole zootecniche dalle fasi a valle.
- Importanza percentuale delle diverse modalità di vendita di animali vivi da parte degli allevatori pugliesi - 2010
ANIMALI VIVI
Vendita
diretta
Vendita ad altre aziende agricole
Vendita ad imprese industriali
Vendita ad imprese commerciali
Vendita/conferimento ad organismi associativi
Puglia
12%
6%
14%
65%
2%
ITALIA
20%
8%
11%
53%
8%
Gli aspetti economici e il commercio internazionale
Nel 2011, il valore delle carni prodotte in Puglia a livello agricolo è stato di 172 milioni di euro, in crescita dell’8% rispetto all’anno precedente e di quasi il 9% se paragonato a dieci anni prima.
Rispetto all’andamento seguito dal settore primario nel suo complesso, il comparto delle carni sembra aver registrato un trend positivo e in netta controtendenza. Soprattutto a partire dal 2006, non solo il valore della produzione a livello agricolo inizia una crescita progressiva, ma anche le esportazioni di carni lavorate e prodotti trasformati a base di carne si avviano lungo un percorso di sviluppo delle vendite oltre frontiera che arriverà a raggiungere il valore di 27,3 milioni di euro nel 2010, per poi arretrare leggermente fino a 25 milioni nel 2011. Nell’arco del decennio, tuttavia, il tasso di variazione media annua dell’export si mantiene su valori pari al 2,3%.
- Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del settore agricolo e delle carni in Puglia (valori correnti, 2000 = 100)

Fonte: ISTAT.


 - Trend delle esportazioni di carni lavorate e prodotti a base di carne dalla Puglia (migliaia di euro)

Alcune considerazioni di sintesi
Analogamente a quanto rilevato per la filiera lattiero-casearia, anche quella zootecnica da carne esprime soprattutto criticità legate alle ridotte dimensioni delle aziende che non permettono, nella generalità dei casi, l’ottenimento di economie di scala in grado di ammortizzare gli incrementi di costo che da qualche anno si stanno pesantemente scaricando sugli allevatori in merito all’acquisto dei mangimi. Contestualmente, la ridotta organizzazione produttiva e la scarsa diffusione della cooperazione e dell’associazionismo tra gli allevatori non permette l’ottenimento di quei margini di redditività in grado di mitigare ulteriormente l’aggravio dei costi. Il tutto nell’ambito di uno scenario evolutivo che vede i consumi di carne in generale crescita, trainati dal cambiamento delle diete alimentari delle popolazioni delle Grandi Economie. Uno scenario che, paradossalmente, rischia di riversarsi in maniera negativa sugli allevatori pugliesi i quali, se non organizzati in maniera efficiente, potrebbero subire solamente gli effetti collegati all’ulteriore aumento dei costi determinati dall’incremento della domanda (e dei relativi prezzi) dei mangimi a livello internazionale e non beneficiare invece degli impatti positivi legati al crescente consumo di carni.


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