lunedì 25 novembre 2013

La filiera ortofrutticola della Puglia




L’ortofrutticoltura è uno dei settori chiave dell’agricoltura pugliese, con un’incidenza, nel 2010 del 44% sul valore complessivo della produzione agricola della regione. La tabella illustra i dati articolati per principali produzioni, con esclusione dell’uva da tavola[1]. 
Il 27% delle aziende presenta una produzione di ortive, mentre il 58% in quella di fruttiferi. Le percentuali si invertono ove si consideri la SAU, visto che per le coltivazioni ortive la SAU aumenta al 55,7% mentre l’incidenza dei fruttiferi sulla superficie complessiva scende al 33,7%. Le dinamiche intercensuarie evidenziano un processo di ristrutturazione aziendale, con una forte riduzione della numerosità delle aziende, cui è associato un aumento della SAU, particolarmente significativo nel comparto delle ortive.
Tab. 2.3.16 - Ortofrutticoltura: aziende e SAU per Provincia - 2010

Aziende
(n.)
Var. %
2010/2000
SAU
(Ha)
Var. %
2010/2000
Patate
                2.053
-69,6%
                1.811
-42,4%
Ortive
              14.986
-47,6%
              58.265
32,6%
Agrumi
                6.038
-26,4%
                9.322
2,5%
Fruttiferi
              32.055
-48,7%
              35.228
-21,7%
PUGLIA


            104.626
3,4%
Fonte: ISTAT.
In riferimento alle quantità realizzate nel 2010 la produzione ortofrutticola pugliese ha raggiunto i 4,5 milioni di tonnellate; un ruolo rilevante è giocato dal pomodoro da industria e dall’uva da tavola, con un peso, rispettivamente, del 34% e del 22% sul totale della frutta e degli ortaggi prodotti in Puglia.
- Produzione di ortofrutta in Puglia per tipologia - 2010






Tipo di coltivazione Produzione Resa
  (tonnellate) (tonn/ha)
Patate 100.346 20,22
Ortaggi 2.979.881 32,01
    pomodoro da industria 1.550.150 58,78
    carciofo 156.160 9,28
Agrumi 261.149 23,07
Frutta fresca 1.173.628 12,38
    uva da tavola 992.400 21,94
TOTALE ORTOFRUTTA 4.515.004  























Fonte: ISTAT.
Anche per quanto riguarda la filiera ortofrutticola, esistono al proprio interno alcune produzioni che sono state riconosciute a livello europeo con il marchio IGP. Nello specifico si tratta di 6 prodotti (Carciofo Brindisino, Clementine del Golfo di Taranto, Oliva La Bella della Daunia, Uva di Puglia Igp, Arancia del Gargano e Limone Femminello del Gargano), ai quali sono collegati 56 produttori agricoli, 643 ettari di superficie coltivata e 8 imprese di trasformazione.
I produttori agricoli, pur essendo ancora una minoranza, possono contare su una dimensione media aziendale ben superiore rispetto a quelli che operano all’esterno dei circuiti con indicazione geografica.
- La filiera dell’ortofrutta DOP/IGP pugliese – 2011
Operatori
Nr
% su Italia
Produttori agricoli
56
0,3
SAU Ortofrutticola
643,4
1,3
Trasformatori
8
0,7
Fonte: ISTAT, AIDA Bureau Van Dijk.
Da rilevare è anche il ruolo giocato dalla cooperazione: nel 2008 nel comparto ortofrutticolo pugliese si contavano 83 imprese cooperative associate alle organizzazioni nazionali per un fatturato di oltre 232 milioni di euro e più di 5.600 aziende agricole coinvolte[2]; si tratta per lo più di realtà agricole di limitate dimensioni sia economiche che finanziarie.
Nel 2011 il valore dell’ortofrutta pugliese è tornato quasi ai livelli pre-crisi, attestandosi attorno a 1,54 miliardi di euro; rispetto all’anno precedente il valore della produzione del comparto segna un aumento del +3%. Considerando le dinamiche di lungo periodo, nell’ultimo decennio il valore della produzione dell’ortofrutta ha segnato una sostanziale stabilità, seppur rimanendo ancora al di sotto del livello del 2000. Il confronto con il valore complessivo del settore primario mostra scostamenti più contenuti rispetto a quelli relativi ad altri comparti; il trend seguito dal comparto ortofrutticolo si differenzia, infatti, in parte da quello settoriale, nonostante il peso detenuto da tale comparto nel panorama agricolo pugliese.

- Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del settore agricolo e ortofrutticolo in Puglia (valori correnti, 2000 = 100)

Fonte: ISTAT.
Per quel che concerne invece gli scambi internazionali di settore, nel 2010 le vendite di ortofrutta dalla Puglia al di fuori dei confini nazionali hanno superato i 604 milioni euro, in netta ripresa (+34% rispetto all’anno precedente) dopo la caduta verificatasi nel 2009 in concomitanza della crisi economica (figura 2.3.10). Considerando il periodo temporale 2000-2010, l’export di ortofrutta dalla regione ha registrato, invece, un incremento del +11% e una variazione media annua percentuale dell’1,2%.
- Trend delle esportazioni di prodotti ortofrutticoli dalla Puglia (migliaia di euro)

Fonte: INEA.
Come si evince dalla tabella, nel 2010 la quasi totalità degli acquisti dall’estero di ortofrutta regionale ha interessato i Paesi dell’UE-27 per un valore complessivo di oltre 540 milioni di euro. Nello specifico, il primo mercato di sbocco dell’export ortofrutticolo pugliese è stata la Germania, con un’incidenza sul totale del 34% ed un valore di 207 milioni di euro; seguivano, nell’ordine, la Polonia (60,3 milioni di euro), la Francia (46,3 milioni di euro) e la Svizzera (32,4 milioni di euro).
- Principali mercati di sbocco dell'ortofrutta dalla Puglia - 2010

Fonte: INEA.
Nelle pagine che seguono verranno analizzate le colture che ricoprono una posizione rilevante nel panorama ortofrutticolo regionale, sia in termini di superfici coltivate che in termini produttivi; trattasi, nell’ordine, dell’uva da tavola, del pomodoro da industria e del carciofo.
La viticoltura per la produzione di uva da tavola rappresenta uno dei settori trainanti dell’ortofrutticoltura pugliese: nel 2010 tale comparto ha contribuito per quasi il 27% alla formazione del valore della produzione di ortofrutta della regione.
Per la produzione di uva da tavola la superficie coltivata in Puglia nel 2011 è stata di 36.450 ettari, un valore inferiore del 19% rispetto a quello del 2010, quando gli ettari di superficie agricola investiti ad uva da tavola erano 45.233; il confronto con il 2006 evidenzia una riduzione ancora più significativa (-23,5%). A fronte di una diminuzione delle superfici destinate a questo tipo di coltura, anche la produzione ha seguito tale andamento: nel 2011 sono state prodotte 830.700 tonnellate di uva da tavola contro le 992.400 dell’anno precedente (-16%) e le 1.071.322 del 2006 (-22,5%). Nonostante tale calo, la Puglia si conferma come la regione di riferimento nel panorama nazionale per la produzione di uva da tavola, garantendo nel 2011 ben il 66% delle quantità complessivamente prodotte in Italia.
- Andamento di superfici e produzione di uva da tavola in Puglia

Fonte: ISTAT.
Nella tabella è riportata la suddivisione per province della SAU e produzione di tale tipologia di coltura nell’ultimo anno. La maggior parte della produzione è concentrata nelle province di Taranto e Bari, le quali hanno complessivamente contribuito nel 2011 a circa l’80% dell’uva da tavola prodotta in Puglia. D’altra parte, la maggiore produttività si riscontra nella zona brindisina e nel leccese, dove la resa ad ettaro è superiore rispetto a quella delle altre province.
- SAU e produzione di uva da tavola per provincia - 2011

Fonte: ISTAT.
In merito alle realtà produttive dedite alla coltivazione dell’uva da tavola, al 2010 si contavano 4.997 aziende operanti in tale settore, con una superficie media inferiore ai 5 ettari.
Nel 2011 il valore della produzione pugliese di uva da tavola ai prezzi di base è rimasto pressoché stabile rispetto all’anno precedente, collocandosi attorno ai 398 milioni di euro; considerando l’andamento dell’ultimo decennio si segnala, invece, una variazione positiva del valore della produzione del +12%. Come mette in luce la figura, la produzione di uva tra il 2000 e il 2011 si colloca su livelli sistematicamente superiori rispetto a quelli registrati nello stesso periodo dal comparto agricolo pugliese, sebbene si registri una diminuzione nel 2009 (di più elevata intensità), in concomitanza della crisi economica innescatasi in quegli anni.
- Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del settore agricolo e dell’uva da tavola in Puglia (valori correnti, 2000 = 100)

Fonte: ISTAT.
In merito alle vendite sui mercati esteri, nel 2010 le esportazioni di uva da tavola dalla Puglia sono aumentate del +24% rispetto al 2009, passando da circa 290 a 360 milioni di euro; considerando l’evoluzione di lungo periodo (2000-2010), l’export si è invece ridotto del 3%.
- Trend delle esportazioni di uva da tavola dalla Puglia (migliaia di euro)

Fonte: INEA.
Quanto ai più importanti mercati di destinazione dell’export di uva da tavola dalla Puglia, i dati evidenziano come nel 2010 ben il 90% delle vendite all’estero di tale coltura si sia diretto verso il mercato comunitario. Nello specifico, il mercato tedesco ha assorbito il 31% dell’export pugliese di uva da tavola per un valore di oltre 112 milioni di euro, risultando il principale importatore; seguivano nell’ordine la Polonia (44,2 milioni di euro), la Francia (29,4 milioni di euro), la Spagna (26,1 milioni di euro) e il Belgio (21,4 milioni di euro); complessivamente questi cinque Paesi hanno avuto un’incidenza del 65% sull’export totale di uva da tavola dalla regione. Per quel che riguarda le vendite al di fuori dei confini europei, queste si sono indirizzate prevalentemente verso Svizzera, Russia e Norvegia.
- Principali mercati di sbocco dell'export di uva tavola dalla Puglia - 2010

Fonte: INEA.
Come si evince dalla tabella 2.3.23, la regione Puglia incide per circa un quarto di aziende e quasi il 27% della SAU a pomodoro da industria in pieno campo rispetto ai valori nazionali. La produzione è concentrata nella provincia di Foggia che assorbe l’80% delle aziende e il 92% di superficie utilizzata.
- Aziende e superfici del pomodoro da industria in pieno campo - 2010

Aziende
SAU
Foggia
                1.901
                   19.144
Bari
                      24
                           46
Taranto
                      54
                         216
Brindisi
                      94
                         416
Lecce
                    228
                         440
BAT
                      53
                         342
PUGLIA
                2.354
                   20.603
ITALIA
               9.564
                  76.836
Fonte: Istat.
Grazie ad un significativo aumento delle rese produttive tra il 2010 e il 2011 (+30%), la diminuzione delle superfici investite non ha condotto ad una variazione di segno negativo delle quantità prodotte; nell’ultimo anno i volumi prodotti di pomodoro da industria in Puglia sono, infatti, cresciuti del +15%, passando da 1,5 a circa 1,8 milioni di tonnellate, pari ad un terzo dell’intera produzione italiana.
- Andamento della produzione di pomodoro da industria in Puglia
Anni
Produzione
Resa

(tonnellate)
(tonn/ha)
2006
           1.775.950
                         68,94
2010
           1.550.150
                         58,78
2011
           1.786.310
                         76,31
Variaz % 2011/2010
15,2%
29,8%
Variaz % 2011/2006
0,6%
10,7%
Fonte: ISTAT.
Come accennato e come mette in luce la tabella, la maggiore diffusione della coltivazione del pomodoro da industria si riscontra nella provincia di Foggia, nella quale nel 2011 è stato realizzato il 90% delle quantità prodotte nella regione.
- Produzione di pomodoro da industria per provincia - 2011
Province
Produzione
Resa

(tonnellate)
(tonn/ha)
Foggia
            1.615.000
85,00
Bari
                10.580
33,06
Taranto
                28.490
42,59
Brindisi
                95.000
33,93
Lecce
                28.000
70,00
Barletta-Andria-Trani
                  9.240
42,00
Puglia
            1.786.310
76,31
Pomodoro da industria: gli aspetti economici e il commercio internazionale
L’analisi dei dati sul valore della produzione complessiva di pomodoro[3] in Puglia evidenzia come tra il 2010 e il 2011 si sia assistito ad una ripresa del valore di tale coltura, che è passato da 103 a poco più di 148 milioni di euro (+44%). Tuttavia, nell’arco del decennio l’andamento della produzione si mantiene sistematicamente su valori inferiori rispetto al dato del settore agricolo.
- Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del settore agricolo e del pomodoro in Puglia (valori correnti, 2000 = 100)

Fonte: ISTAT.
In riferimento alle vendite sui mercati esteri, i dati evidenziano come nel 2010 l’export dalla Puglia di pomodoro trasformato, ossia conserve e pelati, si sia attestato attorno ai 64 milioni di euro, registrando il valore più alto degli ultimi dieci anni. La crescita media annua percentuale è pari al 24% circa.
- Trend delle esportazioni di conserve di pomodoro e pelati dalla Puglia (migliaia di euro)

Fonte: INEA.
Nello specifico, nel 2010 il 72% delle vendite all’estero di pomodoro trasformato dalla Puglia ha avuto come sbocco il mercato inglese, per un valore di oltre 46 milioni di euro. Seguivano, a netta distanza, la Francia (2,7 milioni di euro), il Giappone (2,3 milioni di euro), la Germania (2 milioni di euro) e gli Stati Uniti (1,2 milioni di euro); complessivamente questi cinque mercati hanno contribuito nel 2010 all’85% dell’export di conserve di pomodoro e pelati dalla Puglia.
- Principali mercati di sbocco dell'export di conserve di pomodoro e pelati dalla Puglia - 2010


Carciofo: il quadro produttivo
Le coltivazioni dedicate al carciofo hanno occupato nel 2011 complessivamente 16.525 ettari di SAU pugliese contro i 16.825 del 2010 e i 16.720 del 2006, registrando una leggera riduzione di lungo periodo (-1%). Essendo diminuita la resa produttiva, parallelamente anche i volumi di produzione hanno subìto una diminuzione tra il 2006 e il 2010, passando da poco meno di 149 mila a circa 138 mila tonnellate per una variazione negativa del 7% (tabella 2.3.27). La Puglia risulta, dopo la Sicilia, la seconda regione italiana per produzione di carciofi, con un peso sul totale delle quantità prodotte a livello nazionale del 28%. Degna di nota è l’assegnazione della denominazione IGP per il Carciofo Brindisino, avvenuta a fine 2011 dopo un iter durato quasi cinque anni.
Tab. 2.3.27 - Andamento di superfici e produzione del carciofo in Puglia

Fonte: ISTAT.
Le aree a maggiore vocazione per la produzione di carciofi sono quelle di Foggia e Brindisi: nel 2011 queste due province hanno rappresentato insieme quasi l’88% della produzione di tale coltura in Puglia. Peraltro, l’indicatore di produttività maggiore, in termini di resa per ettaro si registra in provincia di Taranto (23 ton/ha).
- SAU e produzione del carciofo per provincia - 2011

Carciofo: gli aspetti economici
Il valore ai prezzi di base della produzione di carciofi della regione si è attestato attorno ai 125 milioni di euro nel 2011, registrando una flessione del 12% rispetto all’anno precedente; l’analisi di lungo periodo mostra un’elevata volatilità del valore di tale produzione, dove dopo una relativa stabilità avvenuta tra il 2000 e il 2003, si alternano bienni di crescita (2005-2006 e 2008-2009) a periodi di forte calo.
- Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del settore agricolo e del carciofo in Puglia (valori correnti, 2000 = 100)

Fonte: ISTAT.
L’analisi svolta ha messo in luce come la Puglia sia una delle realtà di riferimento nell’ambito del panorama ortofrutticolo nazionale, grazie alla naturale predisposizione climatica del suo territorio che permette la coltivazione di una vasta gamma di prodotti, al forte apprezzamento delle varietà e delle specie coltivate sia sul mercato italiano, che su quello estero nonché al buon livello di specializzazione produttiva diffuso su tutto il territorio regionale, con alcuni distretti produttivi specializzati in specifiche produzioni. 
Anche dal lato della trasformazione e commercializzazione la specializzazione delle strutture è ampiamente diffusa e vi è l’esistenza di una fascia consolidata di imprese di medie dimensioni con buoni livelli organizzativi e di tecnologia; inoltre, la vicinanza territoriale ai luoghi di produzione permette di conservare le caratteristiche organolettiche e qualitative dei prodotti.
Non mancano tuttavia diversi punti di debolezza. Innanzitutto, il tessuto produttivo della filiera ortofrutticola pugliese si contraddistingue anche per la presenza di una miriade di aziende agricole di piccole dimensioni, caratterizzate dalla mancanza di un’efficace attività di programmazione e organizzazione della produzione, da limitate capacità finanziarie (che non permettono di realizzare investimenti volti al miglioramento della qualità e alla stabilizzazione delle produzioni), dalla mancanza di impianti di irrigazione adeguati alle coltivazioni, nonché da una bassa aggregazione dell’offerta e da una scarsa propensione all’associazionismo.
A ciò si aggiunge la crescente espansione della Distribuzione Moderna quale principale canale di commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli, che richiede una riorganizzazione sia della fase produttiva che degli altri stadi della filiera. In particolare per quanto riguarda la produzione, spesso le aziende che vi operano, per le criticità sopra elencate, non riescono ad interfacciarsi con le esigenze della GDO, che richiede volumi ampi, programmazione qualitativa e quantitativa a lungo termine delle produzioni, capacità finanziaria, standardizzazione, allungamento dello shelf-life del prodotto, specifici tempi di consegna e qualità e continuità dei servizi richiesti. Criticità che invece toccano meno le realtà produttive di maggiori dimensioni, che presentano un profilo organizzativo, tecnologico e finanziario adeguato a cogliere le opportunità derivanti dai rapporti commerciali con la GD.


[1] Si rimanda alla sezione specificatamente dedicata a tale produzione.
[2] Fonte: Osservatorio sulla cooperazione agricola italiana (2008).
[3]Tale valore comprende anche il pomodoro da mensa.

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