mercoledì 13 giugno 2012

L'autodafé* delle scienze agrarie italiane

L'autodafé* delle scienze agrarie italiane


Nella foto l'espianto dei ciliegi


*L'autodafé, o auto da fé o sermo generalis, era una cerimonia pubblica, facente parte soprattutto della tradizione dell'Inquisizione spagnola, in cui veniva eseguita, coram populo, la penitenza o condanna decretata dall'Inquisizione.

Il 12 giugno 2012 è stata una data ultimativa affinché l’Università della Tuscia mettesse fine, distruggendolo, a un campo sperimentale di ciliegi, ulivi e Kiwi transgenici. Questa decisione del Ministero dell’Ambiente e dell’Agricoltura è stata presa dopo che la fondazione dei diritti genetici, presieduta da Mario Capanna, si era rivolta ai Ministeri e alla Regione Lazio per denunciare una situazione definita di illegalità prolungata. http://www.fondazionedirittigenetici.org/fondazione/new/fdg-pres-tuscia.pdf

E sapete qual è per la fondazione di Mario Capanna l’illegalità prolungata? E’ rappresentata dai campi sperimentali di ciliegi, ulivi e Kiwi transgenici ospitati nell’azienda sperimentale dell’Università della Tuscia di Viterbo che erano autorizzati sino al 2009 e che poi non hanno più ottenuto tale autorizzazione estendendola sino ad oggi.

Il Prof. Eddo Rugini ha cominciato l’espianto delle piante 140 piante utilizzando anche un erbicida per mettere fine alla vita anche delle radici di questi esempi di applicazione della scienza per migliorare la condizione dell’uomo. Questa ricerca iniziata a negli anni 90 era autorizzata sino al 2009 e poi non venne più autorizzata perché non rispettava la normativa vigente.
Nella foto il Prof. Eddo Rugini tra i suoi Ulivi

La verità è che allo scadere dei 10 anni il prof Eddo Rugini ha chiesto al Ministero dell’Ambiente e dell’Agricoltura e alla Regione Lazio una proroga che non è stata concessa perché il Ministero non ha ancora approvato i protocolli di sperimentazione che avrebbe già dovuto approvare secondo le direttive dell’UE e perché la Regione Lazio non ha ancora individuato il sito idoneo nel quale possano insistere questi Campi Sperimentali. Ecco perché l’intimazione all’espianto doveva essere riconsiderata! La responsabilità di questo atto gravissimo risiede nell’inerzia della Pubblica Amministrazione e tale fatto avrebbe dovuto portare alla ragione tutti quanti i protagonisti di questo scempio.

Invece nessuna risposta. E’ arrivata il 1 giugno una raccomandata che ha intimato l’espianto e quindi dal 12 di giugno si è proceduto all’espianto . Ora lo scempio è stato compiuto!

Si e messo fine ad una sperimentazione iniziata all’inizio degli anni 80 e che ha ottenuto i primi risultati su Mandorlo e Olivo poi sul Kiwi che sono stati trasformati in piante più basse e resistenti ai funghi. Poi c’è stata la sperimentazione sulla fragola che doveva portare a maggiore resistenza ai patogeni ma diciassette (17) No GLOBAL distrussero tutto l’esperimento. Ciò ha generato 17 condanne da parte del Tribunale di Viterbo e 5 poliziotti sono finiti all’ospedale. L’Università non ha ricevuto nemmeno un centesimo di indennizzo per tutti questi danni.

Un altro progetto finanziato dal Ministero prevedeva la costituzione di alberi di pero resistenti a un batterio l’Erwinia amylovora che ne aveva distrutto migliaia di ettari Europa. Al secondo anno si è interrotto il finanziamento e lo stesso prof Eddo Rugini ha un debito nei riguardi dell’Università di circa 19mila euro che dovrà restituire dal suo stipendio. E gli alberi di pero? Tutti distrutti come sta accadendo oggi a ciliegi, ulivi e Kiwi transgenici.

Certo è giusto che le persone siano preoccupate dalle sperimentazioni su OGM perché si dice in giro che i campi in cui si effettua la sperimentazione non sono protetti e che di conseguenza potrebbero contaminare l’ambiente circostante.

La verità è che queste coltivazioni possono essere fatte solo in campo aperto perché sono alberi ma è altrettanto vero che queste piante non interagiscono con l’ambiente perché l’Università e il prof. Eddo Rugini hanno scelto genotipi di ciliegio, ovvero varietà di alberi, che non producono polline e comunque i primi anni sono state protette e poi, quando si è accertato scientificamente che sono piante sterili e non possono contaminare, sono state lasciate senza alcuna protezione. Gli olivi invece non hanno raggiunto la maturità sessuale e quindi non hanno prodotto fiori e di conseguenza non c’è polline. Il Kiwi produce fiori che vengono tolti e distrutti in autoclave, come da protocollo, in presenza di un ispettore regionale e quindi non contaminano un bel nulla.

Per quanto riguarda il suolo è da ricordare che le radici possono interferire e anche per questo è stata condotta una ricerca dal CNR che ha accertato che non vi è stata alcuna contaminazione.

Anche se il lavoro del Prof. Eddo Rugini ha dato già dei risultati questi non possono essere confermati perché non possono essere ripetuti per la follia dello sterminio ordinato in questi giorni.

I frutti del Kiwi resistono meglio ai funghi e quindi si mantengono meglio quando sono conservati. L’olivo è risultato più resistente ai danni da gelo e alle malattie fungine. Ma questi risultati devono essere valutati con maggiore attenzione prima di essere oggetto di pubblicazioni scientifiche.

Scritto ciò non ci resta che associarci alle parole di Paolo Inglese Professor of Horticulture, President of the Italian Society for Horticultural Science, Dipartimento DEMETRA, Università degli Studi di Palermo e mail soifi@unifi.it:

"Oggi è, per la ricerca scientifica, un giorno di estrema tristezza. Il disseccante brucia il campo sperimentale di Eddo Rugini, costituito con soldi pubblici oltre un decennio fa. Al di là di quanto ognuno possa liberamente pensare e della forte differenza di opinioni, che rispetto, la sola idea che si bruci un campo sperimentale fa inorridire. Abbiamo cercato, come SOI, di dire la nostra, e di farla sentire, attraverso quei pochi strumenti mediatici che ascoltano. Antonio Pascale ha scritto sull'edizione romana del Corriere della Sera, i Georgofili hanno fatto sentire la loro voce. Tutto inutile, oggi si celebra l'autodafè che ricorda la più triste delle pagine della storia europea: la 'Santa' Inquisizione. Non credo di esagerare se dico che quello che succede oggi nei campi della Tuscia è una vergogna, figlia dell'ignoranza e dell'assenza di cultura della ricerca che questo nostro Paese vive. Al di là di ogni ragione di carattere burocratico-normativa, perdiamo una grande occasione di avere dei dati sperimentali seri. Nel silenzio che circonda oggi questa vicenda e nell'orribile attesa degli applausi festosi degli inquisitori e dei loro sodali, che dell'anti OGM hanno fatto un professionismo che porta castelli (a Ladispoli) e denaro per la ricerca (privata ma... 'partecipata'), voglio rendere pubblico il senso del mio personale sdegno e della disapprovazione di tutta la comunità scientifica che ho l'onore di rappresentare".



Giuseppe Ferro Accademico dei Georgofili

Antonio Bruno presidente Associazione Laureati in Scienze Agrarie e Forestali della Provincia di Lecce

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