mercoledì 16 maggio 2012

A mo' di introduzione


A mo' di introduzione

Livio Ruggiero

Nel primo di questi incontri si è detto come forse non sia possibile parlare di identità salentina e che, qualora si cercasse di definire un concetto di questo tipo, non lo si potrebbe ancorare solo al passato storico del territorio e della sua popolazione, ma lo si dovrebbe costruire dinamicamente, legandolo all'evoluzione in corso e alle prospettive future, verso le quali essi sembrano indirizzarsi nel quadro complesso della globalizzazione in atto.

In ogni caso, però, si è detto che i tentativi di definire in qualche modo questa identità non possono prescindere da una conoscenza di base del territorio in questione in ordine alle sue caratteristiche geomorfologiche, climatiche, biologiche e antropologiche, tenendo conto delle profonde trasformazioni da esse subite nel corso del tempo.

A questo proposito sembra ovvio notare come l'assenza di significative elevazioni del terreno, che sulle Serre nella zona di Alessano raggiungono la quota massima di circa 200 metri, e di cospicui corpi d'acqua, se si prescinde dai Laghi Alimini, abbia consentito un'antropizzazione diffusa del territorio, ostacolata soltanto dalla presenza di paludi costiere almeno fino al periodo delle grandi opere di bonifica, che ha relegato la cosiddetta naturalità essenzialmente sulle falesie rocciose costiere.

D'altro canto è proprio dalle parole di due naturalisti famosi, Oronzo Gabriele Costa e Giovan Battista Brocchi, che si può considerare come alla penisola salentina possano essere riconosciute delle peculiarità, per così dire ambientali, che ben potrebbero contribuire alla definizione di una identità salentina.

Il Costa, il grande naturalista nato ad Alessano, così conclude le sue Osservazioni meteorologiche fatte a Lecce, pubblicate nel 1834 negli "Annali Civili del Regno delle due Sicilie":

"Queste sono le principali osservazioni, che per il non breve spazio di 13 anni facemmo nella meteorologia di Terra d'Otranto. Sicché, per servirmi delle parole di profondo scrittore, potrebbe dirsi essere la natura in questa provincia in opposizione con sé stessa, imperrocchè riunisce tutte le stagioni nel medesimo istante e nel medesimo luogo."

Il Brocchi, una delle figure più eminenti della nascente Geologia italiana, così si esprime nelle sue Osservazioni geologiche fatte nella Terra d'Otranto del 1818: . . . nella Terra d'Otranto, gioverebbe bensì che per altri rami fosse quel suolo accuratamente esplorato dai geologi,... Nè i geologi solamente, ma i botanici ancora troverebbero colà ampio compenso alle loro fatiche, se fatica può essere l'aggirarsi per quelle popolate e deliziose pianure. Io non conosco di fatto verun altro luogo ove più comodamente si possano intraprendere siffatte peregrinazioni. Nè io so tampoco quale altra situazione in Italia possa meglio corrispondere a quanto i poeti ci narrano della felicissima Arcadia, che certo non mancano ivi nè il dolce clima e salubre, nè gli ubertosi pascoli, nè le campagne vestite di rosmarino, di timo e di mille altre piante odorose ...". È sulla base di queste considerazioni che si è deciso di dedicare uno degli incontri ad alcuni aspetti floristico-vegetazionali riguardanti non solo l'ambiente naturale ma anche quelli agrario e urbano. La relazione del dottor Francesco Minonne tratterà alcuni aspetti relativi alle specie arboree da frutto, con particolare riguardo alla storia dei loro nomi e delle loro varietà. Negli interventi programmati il professor Silvano Marchiori illustrerà gli aspetti particolari della flora salentina legati alle specie endemiche e subendemiche, la professoressa Gabriella Sava metterà in risalto l'importanza della figura di Martino Marinosci, cui si deve la prima e ancora unica opera generale sulla flora salentina, e, infine, la dottoressa Mirella Signore traccerà un profilo storico dell'Olivo, come albero caratterizzante in ogni epoca il paesaggio anche umano di questa terra. Si tratta di un'occasione preziosa per aprire una finestra sugli aspetti per così dire, anche se impropriamente, "scientifici" del patrimonio culturale e ambientale salentino, che troppo spesso sono stati ignorati in passato nelle descrizioni di un territorio che potrebbe essere un vero laboratorio in cui ricostruire quell'unitarietà della Cultura di cui tanto si sente la necessità.

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