martedì 27 marzo 2012

L’olio d’oliva in vendita non è italiano

L’olio d’oliva in vendita non è italiano


L’import supera la produzione nazionale e allora come difendere un patrimonio con oltre 250 milioni di piante che garantiscono un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative all’anno e un fatturato di 2 miliardi di euro?

Oggi la maggioranza delle bottiglie di olio confezionate in Italia sono state ottenute in realtà da olive straniere senza che questo sia noto ai consumatori. L’arrivo in Italia di olio di oliva straniero ha raggiunto nel 2011 il massimo storico di 584mila tonnellate e ha superato la produzione nazionale, in calo a 483mila tonnellate, ciò evidenzia come l’Italia sia il primo importatore mondiale di olio che per il 74% viene dalla Spagna, per il 15% dalla Grecia e per il 7% dalla Tunisia.

Nel 2011 si è dunque verificato un ulteriore aumento del 3% nelle importazioni di olio di oliva dall’estero, che sono quasi triplicate negli ultimi 20 anni (+163%), sommergendo di fatto la produzione italiana, che sarebbe peraltro quasi sufficiente a coprire i consumi nazionali. Gli oli di oliva importati in Italia vengono infatti mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri dove sono state esportate 364mila tonnellate nel 2011.

È scandaloso che in un Paese come l’Italia, che ha conquistato primati mondiali nella qualità dell’extravergine, i cittadini siamo costretti a consumare, con l’inganno, prodotti scadenti ottenuti spesso mescolando prodotti di origine diversa, a dimostrarlo ci sono le ripetute denunce di frodi e sofisticazioni e i sequestri di prodotto adulterato effettuati dalle forze dell’ordine a partire dal Corpo forestale dello Stato.

Sotto accusa è anche la mancanza di trasparenza, visto che quattro bottiglie di olio extravergine su cinque in vendita in Italia contengono miscele di diversa origine, per le quali è praticamente illeggibile la provenienza delle olive impiegate. E questo nonostante sia obbligatorio indicarla per legge in etichetta dal primo luglio 2009, in base al Regolamento comunitario n.182 del 6 marzo 2009. Sulle bottiglie di extravergine ottenute da olive straniere in vendita nei supermercati è quasi impossibile, nella stragrande maggioranza dei casi, leggere le scritte “miscele di oli di oliva comunitari”, “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari” obbligatorie per legge nelle etichette dell’olio di oliva.

La scritta è riportata in caratteri molto piccoli, posti dietro la bottiglia e, in molti casi, in una posizione sull’etichetta che la rende difficilmente visibile. Inoltre spesso bottiglie con extravergine ottenuto da olive straniere sono vendute con marchi italiani e riportano con grande evidenza immagini, frasi o nomi che richiamano all’italianità fortemente ingannevoli. I consumatori dovrebbero fare la spesa con la lente di ingrandimento per poter scegliere consapevolmente.

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