sabato 22 maggio 2010

Salvare il pianeta dall'uomo


Salvare il pianeta dall'uomo
di Antonio Bruno*
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Nel 1884 fu messo a punto dalla Stazione Agraria Sperimentale di Berkeley un metodo per la propagazione degli olivi che pare abbia dato ottimi risultati. In California nel solo anno 1895 furono piantati 600.000 alberi di olivo e nel 1897 si raggiunsero un milione e 400.000 piante con circa 14.000 Ettari.
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I primi alberi d'olivo negli USA furono piantati nel 1769 dai missionari a San Diego in California. Solo nel 1872 l'olivicoltura e la coltivazione degli alberi da frutto si estese in aree sempre più vaste.
In quegli anni furono introdotte delle varietà di olivo italiane tra le quali la Taggiasca che si adattò molto bene e che, dalle cronache del tempo, pare che oltre a prosperare si sia registrata una precocità che consentì di anticipare di ben 5 anni l'epoca di fruttificazione rispetto agli stessi olivi messi a dimora nella Liguria.
Ma la notizia che mi ha molto incuriosito è quella di un metodo per la propagazione degli olivi che fu messo a punto nel 1884 dalla Stazione Agraria Sperimentale di Berkeley che pare abbia dato ottimi risultati.
Ma seguitemi in queste poche righe e insieme scopriremo in cosa consiste questo metodo di moltiplicazione. In autunno si piantano nella sabbia dei ramoscelli di olivo e poi tutto l'inverno si lasciano nella stufa a una temperatura ottimale. Appena avviene l'emissione delle radici, ovvero nella primavera successiva o nell'estate, le piantine vengono messe a dimora nel vivaio. Questo metodo di moltiplicazione messo a punto dal Pierce realizzava alberelli che erano nelle condizioni di fruttificare dopo quattro anni da quando i ramoscelli d'olivo furono piantati nella sabbia.
Nel novembre del 1888 l'Associazione degli orticoltori della California iniziò un dibattito sulla coltura dell'olivo e delle azioni che avrebbero potuto essere intraprese per soddisfare le richieste di olio negli USA senza far ricorso all'importazione.
La Commissione iniziò i suoi lavori per corrispondere all'incarico che le era stato affidato di fare una analisi comparativa puntuale sulle condizioni topografiche, di clima e di produzione fra la California e l'Italia. L'incarico fu eseguito e la Commissione addivenne alla conclusione che le condizioni ambientali della California confrontate con le esigenze pedologiche e climatiche dell'olivo erano superiori di molto rispetto a quelle dell'Italia.
Acquisite tali conclusioni scientifiche gli americani impiantarono ed estesero, in maniera sistematica, la coltivazione dell'Olivo. Nel solo anno 1895 furono piantati 600.000 alberi di olivo e nel 1897 si raggiunsero un milione e 400.000 piante con circa 14.000 Ettari. Dieci anni dopo ovvero nel 1910 in California c'erano 1 milione e mezzo di olivi che, calcolando la produzione come biennale e detraendo il 20% per cali di produzione ed avversità, davano complessivamente un raccolto annuale di 250 milioni di libbre (libbra = grammi 453) di olive ovvero 1 milione 132.500 quintali. Il 50% di queste olive di California vennero conservate in salamoia e dall'altra metà venne estratto l'olio che complessivamente allora raggiungeva appena i 100.000 ettolitri.
La Commissione che era stata incaricata di studiare la estensione della coltivazione dell'olivo nella California era giunta alla conclusione che tale territorio era particolarmente adatto alla coltivazione dell'olivo sia per i terreni che per il clima e nei primi anni del 900 si stimava che 2 milioni e mezzo di ettari potevano essere destinati alla coltivazione dell'olivo. Se si considera che in Italia, ai primi del 900, erano investiti ad oliveto 1 milione di ettari circa si può avere un idea della potenzialità che si pensava dovesse svilupparsi in California.
Attualmente dopo 100 anni da allora ci sono quasi 500 produttori in California che nel 2007/2008 hanno ottenuto in una cinquantina di frantoi intorno a 500.000 (Gallone = 3,78 litri) galloni di olio di oliva ovvero circa 19.000 ettolitri di olio nulla in confronto ai 100.000 ettolitri dei primi anni del 900.
In California vi sono solo 3 grandi produttori con grandi impianti super intensivi mentre poco meno del 10% dei produttori rientrano nella fascia media con circa 5.000/10.000 alberi di olivo.
Infine, troviamo un numero molto alto, che si aggira circa intorno al 90%, di piccoli olivicoltori che producono intorno al 15% del totale dell’olio destinato quasi interamente all’autoconsumo. La cosa più interessante è che la produzione americana di oggi soddisfa solo l'1% delle richieste di mercato nonostante le stime fatte nel 1888 l'Associazione degli orticoltori della California che prevedevano una forte espansione dell'olivicoltura
Ma c'è un ulteriore dato che arriva dalla California laddove all'industria dell'oliva e dell'olio degli Usa, come è già successo in Australia e in Cile, non importa tanto la varietà che si pianta o l’eccellenza che si vuole ottenere, ma tutto viene invece ricondotto esclusivamente al reddito che può dare una coltura: fare un prodotto commerciabile, il più standard possibile, di gusto “facile” per il consumatore medio americano. Il tutto in poco tempo e fino a che rende.
E' l'agricoltura che dura per gli anni in cui il prodotto vende e se poi, non si vende più, ecco che si passa alle vie di fatto e con gli aratri e le asce si “fanno fuori” gli oliveti non più produttivi.
Le piante seguono l'uomo sin da 10.000 anni fa, come accadde ai missionari che portarono l'olivo nel 1769 a San Diego in California, il Paesaggio viene modellato dalle donne e dagli uomini che si spostano dall'inizio dei tempi, nei secoli si è realizzata un'armonia tra persone umane e territorio che ha tempi e luoghi diversi dai tempi e luoghi del “mordi e fuggi” del consumismo.
Si tratta di utilizzare la caratteristica che ha reso l'uomo il vero conquistatore del pianeta per salvare il pianeta dall'uomo. Si tratta di utilizzare la “mimesi” la grande capacità delle donne e degli uomini di imitare ciò che funziona per continuare a gustare lo splendore delle meraviglie dei Paesaggi. C'è un modo mediterraneo che è fatto di lentezza, di armonia e di equilibrio da far conoscere al Mondo intero perché attraverso la capacità di imitare ciò che funziona si salvi il nostro pianeta.

*Dottore Agronomo

Bibliografia

Attilio Biasco: Come progredisce l'agricoltura nelle Americhe - L'Agricoltura Salentina 1910
Duccio Morozzo della Rocca: Stati Uniti, nuova frontiera dell’olivicoltura mondiale
A. Fabbri T. Ganino: La coltivazione dell'olivo secondo i canoni dell'agricoltura biologica
Gennaro Giametta:“Olivicoltura e prospettive per una moderna meccanizzazione nel quadro della linea tematica "innovazione tecnologica in olivicoltura tra esigenze di qualità e di tutela ambientale"

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