martedì 26 gennaio 2010

Vivaismo orticolo, metodologie e problematiche


Vivaismo orticolo, metodologie e problematiche
Dalla semina al trapianto, dalla movimentazione delle piante ai patogeni più diffusi: l'evoluzione di tecniche e trattamenti - a cura di Antesia
Il vivaismo orticolo negi ultimi decenni
Quando ero un ragazzino nei pomeriggi verso la fine dell'inverno, dopo aver svolto i compiti, aiutavo mio padre nella preparazione dei letti caldi, con il letame fresco in fermentazione, i criteri erano i medesimi che mio bisnonno ci aveva tramandato.
Ho pensato di iniziare cosi questa mia breve relazione, perché credo renda bene l'idea di quanta strada abbia fatto il vivaismo orticolo negli ultimi decenni.
Oggi le aziende più moderne sono di ampie dimensioni, e i letti caldi sono sostituiti da serre con cubature dai 3 ai 5 metri cubi/mq, climatizzate e il controllo dei parametri ambientali, spesso e affidato a computer con la possibilità di combinare temperatura, luce, umidità, secondo le esigenze delle specie coltivate e della loro fase di sviluppo. Molte delle operazioni svolte dalla semina al trapianto, la movimentazione delle piante, l'irrigazione, sono meccanizzate.
Non è possibile sintetizzare le metodologie e le problematiche di lavoro in poche righe, in un paese come l'Italia a condizioni ambientali così diverse da Nord al Sud, non possiamo permetterci la semplicità a cui spesso si fa riferimento, la tecnica Olandese, dimenticando quanto vario sia il nostro clima e il nostro carattere.
Una delle colture più importanti del vivaismo orticolo è il pomodoro e in particolare per i numeri prodotti, quello da trasformazione industriale, interessando dal sud al nord tante aziende agricole e vivaistiche.Per il pomodoro, il passaggio dalla semina diretta in campo al trapianto è avvenuto - in modo massiccio - con l'introduzione della raccolta meccanica, questa richiedeva colture omogenee per una maturazione concentrata con frutti di alta qualità. Queste caratteristiche sono delle varietà ibride ma l'alto costo del seme ha finito per rendere vantaggiosa la piantina allevata in vivaio rispetto alla semina in campo.
La produzione vivaistica col tempo si è avvicinata a un processo produttivo di tipo industriale, in questa visione la trasformazione si attua impiegando fondamentalmente 3 materie prime: il seme, il contenitore e il substrato.Le operazioni fondamentali partono dalla semina, segue la germinazione in cella climatizzata alle temperature idonee a una rapida e uniforme germinazione, per le lattughe sui 18°C, pomodoro 22-24 °C, peperone e melanzana fino a 26-27° con umidità relativa del 100%. Prima che la plantula emerga segue la stesura in serra dei contenitori per la coltivazione fino allo stadio vegetativo idoneo al trapianto in campo o in serra.Durante questo processo è fondamentale tenere sotto controllo i fattori che influenzano il corretto sviluppo vegetativo delle piantine.
Il pomodoro, una delle principali colture del vivaismo orticolo
I contenitori alveolari più comuni sono in polistirolo espanso, oppure rigidi in materiale plastico, per le colture cosi dette da foglia come: lattughe, cicorie, finocchio, sedano, è indicata la semina in cubetti di torba pressata, in quanto sono specie con colletto molto debole e subirebbero danni, al trapianto, durante l'estrazione dal contenitore. Nella produzione per il mercato non professionale, ove sono richieste piante più sviluppate, per gli ortaggi a frutto in particolare, si esegue la semina in contenitori da 448 a 240 alveoli, pari a densità di 2,250 piante /mq per poi trapiantare, dopo alcune settimane, in contenitori finali da 48 a 15 alveoli, pari a densità di 75 a 250 piante/mq.
Il seme rappresenta il materiale con maggiori rischi, questo per ragioni di costo, infatti alcune varietà ibride da mensa hanno prezzi molto alti dai 20 a oltre 30 centesimi di euro a seme. Altri aspetti da considerare per il seme sono la germinabilità e l'energia germinativa, in pratica il vivaista deve conoscere di ogni lotto , la capacita di produrre piante commerciabili nelle condizioni di coltivazione della sua azienda, ultimo aspetto la sanità, intesa come assenza di organismi nocivi per la coltivazione in vivaio e la seguente fase produttiva.
Per il pomodoro da industria si usano contenitori in polistirolo espanso da cm 52 per 33 a 260, 280, 336 alveoli, alcune aziende propongono densità maggiori, con possibilità di riduzioni di costi ma limiti possono essere nelle condizioni di trapianto in campo e la necessità di tempestive irrigazioni dato che il pane di terra è molto limitato. Alcune aziende hanno introdotto contenitori in plastica rigida con dimensioni cm 40 per 60, questi rendono possibile il riutilizzo, dopo accurata disinfezione, sono però molto pesanti e quindi più difficili da movimentare, ma risolvono il problema dello smaltimento dei contenitori a perdere.
Nel caso del pomodoro da industria, col seme possono essere introdotti patogeni in coltivazione. Il pericolo maggiore è dato dai batteri: Cancro batterico, Macchiettatura batterica, Maculatura batterica. Durante la fase di allevamento in serra, se non ben gestita, si potrebbero amplificare i danni.
Il Cancro batterico è un grosso problema per le aziende vivaistiche che producono piante di pomodoro innestate, in quanto con le operazioni di taglio consentono la diffusione del patogeno da pianta a pianta anche se presente in minima quantità.
Pseudomonas syringae, caua della Maculatura batterica nel pomodoro (Foto/Atlas of Plant Pathogenic Bacteria)
La Maculatura batterica è più frequente sul pomodoro da industria, ma il controllo del seme, l'impiego di varietà meno sensibili, la buona gestione della temperatura e dell'umidità in serra, l'intervento preventivo con prodotti rameici consentono di produrre piante sane.
I patogeni citati sono specifici di una specie importante come il pomodoro, ma non bisogna dimenticare le malattie tipiche da vivaio, fra le più frequenti la moria delle giovani piantine a causa del Pythium, il potogeno è molto pericoloso e in grado di colpire praticamente tutte le specie allevate in vivaio, dalle orticole alle floricole.Per il controllo essenziale è l'impiego di seme sano e conciato, di substrato esente da patogeni, con struttura idonea alla specie coltivata, mantenere temperature minime indicate per le varie specie.
I trattamenti sono efficaci se preventivi al substrato e quelli comunemente impiegati sono il Propamocard e i Fenilammidici come il Metalaxil. Anche il pH influenza lo sviluppo dei marciumi radicali, questo deve essere compreso fra 5,5 e 6,5, anche se le giovani piante di ortaggi riescono meglio con valori vicino alla neutralità . Altro importante parametro è la salinità, espressa come conducibilità elettrica della soluzione estratta dal substrato di coltivazione, se riferita alla pasta satura, questa non dovrebbe superare i 2,5 mS/cm. Un metodo semplice per valutare un substrato è quello di coltivarci la specie a cui è destinato nell'ambiente in cui si opera, e di tanto in tanto inviare campioni a laboratori di chimica agraria che seguono le metodologie idonee per i substrati di coltivazione .
La fase di coltivazione in serra, dalla stesura dei contenitori alla consegna, è la più delicata richiede personale esperto e disponibile, e individua nell'irrigazione e concimazione le operazione più importanti per la produzione di piante di qualità.
Per quanto riguarda le concimazioni partendo dalle caratteristiche chimiche dell'acqua di irrigazione è possibile a mezzo della fertirrigazione apportare solo gli elementi nutritivi carenti o mancati, trascurando quelli già presenti, inoltre con l'apporto di acidi, spesso si impiega acido nitrico, è possibile la correzione del pH su valori che consentono la disponibilità di tutti gli elementi nutritivi.
Al momento sono disponibili strumenti che consentono l'automazione dell'irrigazione, tensiometri, sistemi a pesata dei contenitori, e recentemente sensori WET in grado di rilevare umidità temperatura e salinità, ma nella pratica l'irrigazione rimane una forma di arte che richiede sensibilità, si acquisisce col tempo rimanendo giornalmente a contatto con le piante.

A cura di Romano Grilli - socio di Antesia

Antesia, l'Associazione Nazionale Tecnici Specialisti In AgricolturaI soci di Antesia sono dottori agronomi e forestali, periti agrari, agrotenici, tecnologi alimentari che svolgono assistenza tecnica agronomica a centinaia di produttori agricoli e agroalimentari, svincolati dalla vendita di qualsivoglia prodotto materiale alle aziende agricole. Antesia contribuisce alla formazione dei soci ed al loro continuo aggiornamento, promuovendo il reciproco scambio di informazioni, conoscenze ed esperienze di campo. Se vuoi conoscere le iniziative di Antesia, vai su http://www.antesia.it/. Se vuoi diventare socio di Antesia, vai su www.antesia.it

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