giovedì 21 gennaio 2010

L'olio d'oliva non basta a fare un grande Paese

L'olio d'oliva non basta a fare un grande Paese
L'Italia vanta il maggiore attivo commerciale con l'estero per la frutta fresca a livello dei paesi del G-20 e anche il pi elevato export di prodotti trasformati dalla cosiddetta dieta mediterranea . Ringraziamo di cuore il Professor Marco Fortis per l'informazione, ma la lunga ricerca diAspen e della Fondazione Edison pubblicata ieri sul Sole 24 Ore non ci rassicura granché, circa il futuro del nostro Paese. Non basta dire che abbiamo una buona qualità della vita. Occorre porsi fattivamente il problema di come conservarla. Un'altra classifica, quella dell'Index ofEconomic Freedom, che ieri sui giornali aveva un rilievo assai inferiore ma di cui abbiamo parlato su queste colonne, fa del nostro Paese una fotografia un po' diversa. Saremo i campioni dell'olio d'oliva, ma facciamo peggio, quanto a libertà economica, di Paesi non proprio noti come paradisi del liberismo quali Germania, Austria e perfino la Francia. Le graduatorie internazionali non sono il Vangelo ma sono utili se non altro per capire come siamo percepiti, come il resto del mondo ci vede. E, con il dovuto rispetto, la percezione del resto del mondo è la seguente: l'Italia va benissimo per comprarci l'olio d'oliva, un po' meno per farci ricerca e sviluppo. A ciascuno il suo. Ci che ci piace invece dell'ottimismo del professor Fortis è la consapevolezza che, nonostante i nostri numerosi primati (pizza e spaghetti), serve un importante programma di riforme che permetta di stabilizzare i conti pubblici, migliorando le infrastrutture e i servizi che lo Stato offre . Il professor Fortis è persona vicina a Giulio Tremonti. Noi che non lo siamo auspichiamo che questa vicinanza dia dei frutti, e consigli al Ministro di abbandonare la retorica del va tutto bene, che in Italia non convince nessuno e men che meno quelli fra i suoi elettori che faticosamente si confrontano coi mercati internazionali, per imbracciare invece la strategia del rimbocchiamoci le maniche. Cominciando dai servizi pubblici. Al centro-destra italiano manca la cultura thatcheriana della liberazione del Paese dall'oppressivo intervento pubblico, lo sappiamo. Se avesse almeno la cultura del far viaggiare i treni in orario, sarebbe già qualcosa.
fonte
http://stampa.ismea.it/Viewer.aspx?Date=Today&ID=2010012214753322

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