sabato 2 gennaio 2010

I Dottori Agronomi e i Dottori Forestali soggetti portatori di interessi indispensabili nel corretto processo evolutivo di sviluppo territoriale


I Dottori Agronomi e i Dottori Forestali soggetti portatori di interessi indispensabili nel corretto processo evolutivo di sviluppo territoriale
di Antonio Bruno*

Sono passati oramai 18 anni da quando a Rio de Janeiro nel 1992 durante i lavori del Summit della Terra che è la Conferenza ONU su Sviluppo e Ambiente furono fissati i principi dello sviluppo sostenibile per il XXI secolo. Il testo “Agenda 21”, approvato alla fine dei lavori, riporta all’art. 28: “Ogni autorità locale dovrebbe dialogare con i cittadini, le organizzazioni locali e con le imprese private ed adottare una propria Agenda 21 locale. Attraverso la consultazione e la costruzione del consenso, le autorità locali dovrebbero apprendere ed acquisire dalla comunità locale e dal settore industriale le informazione necessarie per formulare le migliori strategie”.
Veniva così dettato il principio dei futuri processi di “sostenibilità locale” ovvero le “Agende 21 locali” da adottare per l’ambiente e per la gestione durevole del territorio e delle risorse; venivano altresì individuati i cosiddetti stakeholders, ovvero quei soggetti portatori di interessi indispensabili nel corretto processo evolutivo di sviluppo territoriale.
Sono passati 16 anni dal 1994 anno a cui risale la Carta di Aalborg per le città “sostenibili”, approvata da 80 amministrazioni locali europee e 253 rappresentanti di varie istituzioni presenti.
Ad oggi, condotto dal “Coordinamento Agende 21 locali” italiane, è in corso un censimento delle amministrazioni locali che hanno adottato i principi (Aalborg commitments) che comprendono: trasparenza dei processi di Agenda 21 locale, utilizzo di indicatori di qualità e sostenibilità dell’ambiente urbano, strumenti normativi e pianificazione ambientale che accresca la consapevolezza dei cittadini.
Nonostante tutto ciò stamani 2 gennaio 2010, alla trasmissione della TV locale del Salento TELERAMA che aveva come tema quello delle energie rinnovabili, eolico e fotovoltaici non c’erano i Dottori Agronomi e i Dottori Forestali. Il vero affare lo fanno le aziende del Nord, dice Emanuele Sternatia di Brindisi, si chiede se si vuole fare della Puglia un polo del Turismo oppure di energie rinnovabili. E non c’era chi poteva rispondergli tecnicamente, non c’erano i Dottori Agronomi e i Dottori Forestali. Tutti i presenti tra cui il Vicepresidente della Regione Puglia Loredana Capone concordano che sono chiamati a decidere i Comuni. Il Sindaco di Salice Salentino che ha nel suo territorio un parco fotovoltaico nella zona di protezione faunistica dice che la sua amministrazione ha fatto una variante allo strumento urbanistico che ha avuto il plauso dell'assessore Barbanente e che ha superato il vaglio del TAR. E comunica i contenuti di questa variante del Comune di Salice Salentino ovvero che dove c'è il vigneto e l'oliveto e in raggio di 2 chilometri dal centro urbano non ci possono essere impianti fotovoltaici o eolici inoltre nella stessa variante si prescrive che gli impianti piccoli devono stare lontani uno dall'altro 200 – 300 metri. Ecco che poi il Sindaco con amarezza è costretto ad ammettere che per gli impianti grossi è la Regione che deve decidere e l'ha fatto con la legge che impone dei vincoli che lo Stato ha rigettato perché la legge Nazionale consente di più rispetto a quella approvata dal Consiglio Regionale Pugliese nel 2008. C'è stato anche l'intervento dell'Assessore della Provincia di Lecce Giovanni Stefano che rende nota la volontà del Consiglio Provinciale di sollecitare i Comuni a regolamentare il fotovoltaico e l'eolico nel loro territorio. Ricorda che negli ambiti A e B non è consentita l'installazione di impianti ma invece l'autorizzazione c'è negli ambiti C e D e questo aspetto dovrebbe essere risolto . Poi l'assessore afferma che non ci saranno prospettive di lavoro che arriveranno dal fotovoltaico, che una volta installato tutto ci sarà ben poco da fare. L'assessore Provinciale Giovanni Stefano ritiene che debba essere favorita l'installazione sui tetti delle case e sulle aree industriali e chiede l'attualizzazione del conto energia che favorirebbe l'anticipazione dei proventi e quindi dando la possibilità a chi desidera fare l'investimento per realizzare il fotovoltaico sul suo tetto di farlo. Ma a chi lo dice? Chi sono i tecnici che potrebbero confortarlo in tale affermazione?
A discussione è andata avanti su questa falsa riga. Ma io mi chiedo e vi chiedo come sia possibile escludere da tutto questo i Dottori Agronomi e i Dottori Forestali. Si parla d'ambiente e come tutti sappiamo l'ambiente nel Salento leccese è paesaggio rurale e nessuno coinvolge i Dottori Agronomi e i Dottori Forestali di fatto sentenziando che non li si riconosce tra I SOGGETTI PORTATORI DI INTERESSI INDISPENSABILI PER NEL CORRETTO PROCESSO EVOLUTIVO DI SVILUPPO TERRITORIALE.
Quando noi Dottori Agronomi e Dottori Forestali facciamo pianificazione per noi non un semplice sguardo rivolto al futuro, ma una capacità quasi “visionaria” di tracciare scenari e proporre soluzioni di lungo periodo, mettendo in gioco tutti i diversi aspetti che influenzano lo sviluppo del territorio, che ripeto, è soprattutto territorio rurale. La pianificazione strategica che è innanzitutto una pianificazione multisettoriale integrata, comporta un processo che investe orizzonti temporali sempre più estesi in particolare delle prospettive di trasformazione e sviluppo delle aree del Salento leccese.
Meraviglia che anche la Stampa come quella locale di TELERAMA inviti legittimamente le associazioni ambientaliste come quella rappresentata dal Dott. Marcello Seclì e invece non si rivolga all'Ordine professionale dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali.
Può anche non piacere a chi decide chi invitare nelle trasmisioni televisive o ai tavoli verdi e nelle conferenze di copianificazione, possiamo anche pensarla in modo diverso, ma tutti dobbiamo rassegnarci che, nell’attuale quadro normativo italiano, in modo chiaro è netto, l’ordine professionale non è il sindacato Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Lecce !
Anche in tutte le proposte di riforma del sistema ordinistico giacenti in parlamento non si arriva mai a configurare un cambiamento in direzione sindacale. Ve lo immaginate un sindacato per il quale è previsto l’obbligo di iscrizione? Vi immaginate se tutti i metalmeccanici di Italia fossero, per legge, obbligati a iscriversi alla FIOM? E ve lo immaginate un Sindacato che, sempre per obbligo di legge, è sottoposto alla vigilanza del Ministero della Giustizia?
Non discuto se ciò sia giusto o sbagliato. Ma è bene sapere che ora è così. Possiamo poi ragionare se sia opportuno eliminare gli ordini o meno. Gli ordini sono nati e sono destinati ancora oggi a tutelare gli interessi della collettività rispetto al lavoro dei loro iscritti.
Esiste allora un altro grande problema irrisolto: il mondo dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della Provincia di Lecce non ha forme e sistemi efficaci di rappresentanza per far valere le proprie ragioni. Perché? Forse perché siamo una categoria poco propensa all’aggregazione, che non riesce a fare sistema per far valere le proprie rivendicazioni. Non ho una risposta.
Mi piacerebbe allora che cominciasse ad esser chiaro questo principio: quando un Ordine si impegna, ad esempio, per l’ineludibilità di avere il Dottore Agronomo e il Dottore Forestale al centro di qualunque organizzazione che si ponga al servizio della Pianificazione Territoriale o del settore dell’Agro alimentare lo fa perché ritiene che ciò sia il sistema migliore per garantire qualità del territorio e dell’agroalimentare alla collettività. Allo stesso modo quando avvia iniziative per la promozione della professione del Dottore Agronomo e il Dottore Forestale come quelle che tentiamo con la costituzione dei gruppi di lavoro. Persino la ratio che è dietro l’attività formativa che un ordine fa per i suoi iscritti è incentrata su questo principio: un Dottore Agronomo e Dottore Forestale ben formato, aggiornato, in grado di rispondere meglio alle innovazioni tecnologiche, normative, culturali è un Dottore Agronomo e Dottore Forestale in grado di rispondere meglio alle richieste della collettività.
La mia professione è una risorsa per il territorio e mi spiace quando il territorio non ne tiene conto e desidero pensare che lo faccia perché queste cose che ho scritto e che sono A ME NOTE, NON LO SIANO INVECE A CHI DECIDE CHI INVITARE IN TV O AI TAVOLI VERDI O ALLE CONFERENZE DI COPIANIFICAZIONE.
Adesso lo sai anche tu. Invita il Dottore Agronomo e il Dottore Forestale.

* *Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master's Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).

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