giovedì 24 dicembre 2009

Sahara Forest Project, coltivazioni nel deserto grazie all’energia solare




Grandi serre nel deserto che utilizzano l’acqua del mare per coltivare i campi, impiegando l’energia solare per produrre elettricità, acqua fresca e cibo.
Si chiama Sahara Forest Project ed è un’idea di un team di architetti e ingegneri.
Attraverso un sistema di evaporatori la temperatura all’interno delle serre viene mantenuta a 15 gradi, cosicché le piante possano crescere, mentre una parte del vapore condensato viene utilizzato per mantenere puliti ed efficienti gli specchi solari dell’impianto.

Sahara Forest Project è in via di sperimentazione in varie aree del pianeta, tra cui Tenerife, Oman e gli Emirati Arabi Uniti.
Utilizzare il deserto come fonte di energia non è un’idea nuova, produrre energia elettrica nel Sahara è infatti secondo molti la soluzione per avere energia pulita e a basso prezzo, ma il progetto in questione è ben più complesso.
Secondo Charlie Paton, uno dei membri del team, la struttura è in grado di produrre cinque volte l’acqua necessaria a innaffiare le piante cosicchè una parte di essa può finire all’esterno e creare un microclima adatto alla crescita di piante più resistenti come la jatropha.
Paton sostiene che la jatropha può essere utilizzata per produrre biocarburanti – anche se qui su Blogeko non abbiamo particolare simpatia per i biofuel – mentre all’interno delle serre potrebbero essere coltivati lattuga, peperoni, cetrioli, pomodori e ogni genere di primizia.
Il prezzo per realizzare Sahara Forest Project, dicono i suoi ideatori, è relativamente basso, circa 80 milioni di dollari – mica così poco! – per 20 ettari di serre con relativo impianto solare da 10 MW.
Infine secondo Paton il sistema permetterebbe di evitare i problemi riscontrati, ad esempio in Spagna, con la costruzione di serre per le coltivazioni, che richiedevano grandi quantità di acqua provocando così l’abbassamento del livello delle acque e un incremento della salinità. Un fatto grave in regioni estremamente aride.
Con Sahara Forest Project tutto questo non dovrebbe accadere.
Leggi la notizia sul Guardian

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